Eclettismo e poliedricità. A chiedere, a chi lo ha conosciuto, una definizione in sintesi di Giovanni Rossi, 76enne morto oggi all’ospedale di Aosta dopo un periodo di malattia, era difficile ottenere in cambio vocaboli tanto diversi. Proprio per il carattere che gli consentiva di entrare in contatto facilmente con le persone, era più noto come “Ciccio”, che per il suo vero nome. Commerciante, appassionato e protagonista di sport motoristici, amministratore di aziende pubbliche, anche il curriculum di Rossi riflette i tanti campi del suo impegno.
Ad Aosta c’è chi lo ha conosciuto per la stazione di servizio che ha gestito, per anni, in viale dei Partigiani, o per la ditta di mobili e attrezzature d’ufficio di cui è stato responsabile altrettanto a lungo. C’è poi chi, come Fausto Serra, storico direttore dell’Azienda di Promozione Turistica (poi Aiat) di Aosta, lo rammenta fin dai mesi insieme tra i banchi di scuola, alle elementari, nei primi passi di una amicizia che “ci ha accompagnati anche nel lavoro e nella passione delle auto e gare sportive”.
A Rossi, eletto nel Consiglio dell’azienda, viene assegnata la carica di vicepresidente e – aggiunge Serra – “con lui è stato facile lavorare, ci conoscevamo da decenni e ognuno di noi sapeva che poteva contare sempre sull’altro”. Tra le iniziative in cui “Ciccio” era coinvolto, la partecipazione di Aosta ai “Giochi Senza Frontiere”, indimenticato show televisivo degli anni dal 1966 al 1982 e dal 1988 al 1999 in cui – in una sorta di olimpiade – i giovani di varie nazioni, rappresentate in ogni puntata da una località diversa, si sfidavano in diverse prove.
“Mi aveva accompagnato in più edizioni di JSF – aggiunge Serra – appassionandosi come se fossero sfide di rally automobilistici dove lui, da gran pilota quale era, ha partecipato per anni con ottimi risultati”. Ettore Viérin, presidente dell’Automobile Club e organizzatore della principale competizione motoristica della Valle d’Aosta, che ha ricevuto il testimone proprio nel 1987 da Rossi, ricorda sorridendo: “mi chiamava il suo Delfino, sostenendo che un giorno avrei rivestito io quel ruolo”.
“Ciccio” fu tra i primi organizzatori della competizione, assieme a Carlo Baseli e Renato Pan. “Poi – prosegue Viérin – coinvolsero Giorgio Caputo e Primo Grosso“. Il suo piede da pilota, però, non difettava. Sull’Autobianchi A112 vinse la coppa Baseli (per il primo pilota valdostano) nel 1972. Il suo percorso in quel mondo lo portò a divenire anche un ufficiale di gara apprezzato a livello nazionale, pure come responsabile del comitato del rally di Sanremo, prova internazionale. Non a caso, chi scrive lo ha incontrato, l’ultima volta, su una terrazza dei box dell’Autodromo di Monza, in un week-end di Formula 1, con Schumacher ancora al volante della “rossa”.
Pochi giorni fa, il 14 aprile, ricorreva il primo anniversario della morte di Remo Celesia, altro nome senza bisogno di presentazioni nel pianeta del motorsport valdostano. “In questo momento – conclude Serra, rivolgendosi idealmente a ‘Ciccio’, in un post da Facebook – starai già discutendo con lui la migliore strategia per arrivare primi nel Rally del Cielo”. Rossi lascia la moglie Michela e il figlio Corrado. Il funerale si terrà nella chiesa di Saint-Martin-de-Corléans alle 10 di dopodomani, sabato 22 aprile. Un rosario verrà recitato domani, venerdì 21, alle 18, nella stessa chiesa.