La band Heryos pronta alla magia musicale dal basement al suo primo album

Il primo album della band valdostana Heryos cerca la magia quotidiana tra i toni cupi dei temi cari al metal
Heyros
Cultura

Esistono ancora le band che dai seminterrati delle case decidono di portare al pubblico le loro prove del venerdì sera? Stando a quanto raccontano gli Heryos sì.

La band valdostana, a lungo esistita solo per alcuni live e come una formazione di amici, ha deciso di fare il grande salto e proporre un lavoro strutturato: 6 brani contenuti nel loro primo album, The Magician, lavoro che “racchiude il nostro viaggio e la nostra visione artistica”. L’album della formazione metal è un manifesto artistico e personale, dai toni cupi, ma in grado di liberare una magia quotidiana che regala il senso alle cose, come spiega Robert Movila, voce e chitarra del gruppo: “Questo album tratta temi abbastanza “cupi” e penso sia dovuto al fatto che la musica è sempre stata per me una valvola di sfogo e quindi ho sfogato lì tutti quei sentimenti e tutte quelle emozioni che non volevo portarmi dietro. I testi parlano di pensieri suicidi (A Word), relazioni tossiche (Twisted Tongue), dipendenze (the Key) e altri temi di questo tipo, però la magia, che è un po’ il tema centrale di questo album, non vuole essere la magia letterale, ma quella cosa che rende magica la vita di ognuno di noi, che per noi è la musica, per altri è la scultura, per altri ancora i propri figli oppure il proprio lavoro. Questo album non è altro che un pezzo di noi che vogliamo condividere con il mondo”.

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Il viaggio della formazione composta, oltre che da Robert Movila, da Matteo Mammoliti (tastiere), Luca Fumasoli (batteria), Mattia Felgar Tavella (basso) e  Pierre Baudin (produttore dal quale hanno registrato i brani e che si è occupato anche di mix & master), è quello tipico di un gruppo di amici che decide di mettersi alla prova avendo basi solide e qualità musicale, ma che aspetta anni prima di lanciarsi nella creazione di un vero e proprio lavoro. Passano 10 anni dalla presa di coscienza che il materiale di serate improvvisate,  di concerti preparati nella cantina prove e di una grande intesa personale e musicale tra i componenti può diventare qualcosa di più, qualcosa di tangibile: “Gli Heryos nascono in realtà molto lentamente. I primi passi li abbiamo mossi già una decina di anni fa, quando, da ragazzini in prima superiore, io e Felgar iniziammo a suonicchiare le prime cover cercando di emulare i nostri idoli. Poi nel tempo abbiamo conosciuto Luca ed essendo prima di tutto amici, era diventato un appuntamento fisso vedersi nella sua cantina per improvvisare. Abbiamo poi conosciuto Matteo, che è stato obbligato ad aggiungersi agli appuntamenti di improvvisazione e così si sono aggiunte le tastiere e grazie a questo abbiamo potuto osservare quanto spazio sonico in più si poteva raggiungere grazie a questo strumento. Il gruppo era ancora in fase embrionale ed era esclusivamente un passatempo e un hobby, ma c’era un feeling e un’intesa musicale molto forte tra di noi. Io avevo iniziato a scrivere qualche pezzo, tutto sotto forma di demo, ma non avevo mai provato a finire un pezzo; la svolta arriva durante la quarantena, quando mi sono trovato con tanto tempo a disposizione e quindi abbiamo deciso di provare a mettere in piedi qualcosa. Nel 2021 abbiamo deciso di non perdere più tempo e di provare a dare vita a questa passione e siamo finalmente entrati in studio insieme a Pierre”.

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Una genesi delle più classiche, ma sicuramente vincente, per una band che fa dei suoi legami personali una vera e propria forza, un collante che non solo crea intesa, ma che permette loro di spingersi oltre l’etichetta del Metal, per scambiarsi idee e contaminazioni musicali e cercare di esplorare e creare sempre insieme. Non sarà difficile per un neofita del metal (o per qualcuno che non apprezza il genere), avvicinarsi a questa band e al loro album di debutto e anche apprezzarne le piccole sfumature sottili, ma presenti, perché il solco artistico è certamente quello metal, ma con piacevoli derive: “La questione genere è sempre un argomento molto difficile per noi, perché ancora adesso ci troviamo in difficoltà a descrivere quello che facciamo con un’etichetta. Diciamo che l’impronta di base è metal senza dubbio però siamo aperti a influenze musicali costanti, che siano progressive rock, jazz, punk, soul o chi più ne ha più ne metta, cerchiamo di non avere paraorecchie e di lasciare spazio a qualsiasi contaminazione musicale, sempre cercando di mantenere una coerenza ovviamente”.

Per ascoltare live The Magician i prossimi appuntamenti sono il 13 maggio al Bistrot Snooker per una mini setlist in apertura alla serata “The Get Down”, il 10 giugno al quartiere Cogne per la festa dell’Ecole Du Rock, al raduno Rabadan Bikers a Rhêmes-Notre-Dame il 6 agosto e il 30 settembre al Old Distillery Pub ad Aosta.

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