Adava, stagione estiva buona ma continua a mancare personale

Dopo una partenza a rilento, la stagione estiva sembra rialzarsi. A penalizzarla, come oramai da molti anni, è però una carenza di personale divenuta oramai cronica tra gli albergatori, come spiega Emilio Conte, direttore Adava.
Turismo

Nonostante una partenza a rilento causata da un giugno climaticamente instabile che ha fatto desistere dalle prenotazioni, soprattutto per la clientela di prossimità, con l’arrivo delle belle e calde giornate di luglio la stagione estiva 2023 pare essersi allineata a quelle degli anni passati. A penalizzarla, come oramai da molti anni, è tuttavia una carenza di personale divenuta oramai cronica tra gli albergatori, cui i vertici di Adava stanno cercando di fare fronte attraverso un ventaglio di iniziative differenti.

“Essendo larga parte delle nostre aziende a carattere stagionale, vi è sempre stata nel comparto una maggiore facilità nel reperire manodopera qualificata in inverno, quando essa tende a riversarsi sulla montagna dopo lo svuotamento delle località balneari – rammenta il direttore dell’Associazione degli albergatori valdostani, Emilio Conte -. Il periodo del Covid-19 ha poi accentuato tale tendenza facendo cambiare paradigmi e approcci nei confronti del lavoro e portando le persone a dare maggiore peso al tempo a loro disposizione”.

Quanto alle segnalazioni di alcuni professionisti costretti a chiudere le cucine dei propri ristoranti limitandosi alla sola modalità di bed & breakfast, Conte parla di “un segnale pericoloso poiché in mancanza di certi servizi vi è il rischio di perdere anche quella clientela affezionata che vi è abituata”.

Come già nel corso degli anni passati, Adava ha ricevuto e continua a ricevere numerose richieste di supporto da parte dei propri affiliati affinché essi attingano alla propria banca dati segnalando curricula agli albergatori che ne hanno necessità.

“Quest’anno, per nostra fortuna, almeno sull’asse centrale della regione la carenza di impiegati è compensata da ragazzi delle scuole secondarie che rappresentano la nostra ancora di salvezza – constata ancora Conte -. Se da una parte siamo felici di far conoscere loro una realtà come il turismo fondamentale per la Valle d’Aosta, dall’altra parte restano le difficoltà legate alla loro minore preparazione rispetto ai loro coetanei che frequentano l’istituto alberghiero, ciò che rende il loro un prezioso aiuto ma pur sempre una misura tampone”.

A ciò si somma, secondo Adava, una seconda problematica di natura burocratica-amministrativa che impedisce di applicare un contratto di lavoro di apprendistato nel caso di giovani che non provengano da una scuola alberghiera, costringendo dunque le aziende ad assumerli come professionisti qualificati con tutti gli oneri e tutte le maggiorazioni del caso.

“Abbiamo già più volte sollecitato più volte l’amministrazione regionale, prendendo a modello gli esempi virtuosi dei nostri colleghi del Trentino Alto Adige, al fine di trovare una soluzione specifica per gli studenti fuori dal nostro comparto ma a oggi non abbiamo ancora a disposizione uno strumento utile in tale direzione – spiega Conte -. Con l’assessore Luigi Bertschy, i dirigenti e i funzionari stiamo collaborando attivamente da tempo, per esempio organizzando le ‘Journée des metiers du tourisme‘, giornate di incontro tra domanda e offerta che agevolino la selezione dei candidati da parte degli albergatori”.

Adava continua a lavorare in sinergia per trovare soluzioni al disagio della carenza di personale, aprendosi al dialogo e ipotizzando nuove progettualità al fianco di altre realtà esterne sia alla Valle d’Aosta sia all’intero territorio nazionale.

“Dobbiamo divenire maggiormente attrattivi non soltanto dal punto di vista turistico per tutti i nostri ospiti bensì anche dal punto di vista lavorativo per gli impiegati – osserva ancora Conte -. Se non riusciamo a fornire al personale un alloggio di servizio o interno all’albergo in cui esso lavora, arrivando magari a pensare a soluzioni abitative più grandi dedicate a un’eventuale famiglia, difficilmente potremmo invogliarli a trascorrere la stagione da noi”.

Emilio Conte
Emilio Conte

Una risposta

  1. A CHI È FORTUNATO, ARRIVANO 1500€ AL MESE: ECCO I MOTIVI:
    Con le stagioni, anche se prendi un buon stipendio, hai sempre quei 3/4 mesi di disoccupazione che tradotti , sono 700€ e sommati agli 8 mesi lavorati, arrivano ad un totale (stando di manica larga) di 18.000euro (calcolando uno stipendio di 1900€ al mese) e quindi 1500€ TUTTO COMPRESO!!!!!!!!! spesso senza giorni liberi, senza permessi, senza TFR, senza alloggio, senza tredicesima, senza quattordicesima, senza ferie!!!! È normale che i giovani, i professionisti,e qualsiasi essere normale, si rifiuti di farsi tutte le feste, tutti i weekend, tutte le sere, tutte i periodi estivi più belli tra tavoli, forni, fuochi, lavastoviglie ecc.
    NON HA PIÙ SENSO….capisco negli anni 80/90, si avevano compensi di gran lunga più alti rispetto agli altri lavori ma ad oggi, non si ha alcun vantaggio!! E ho parlato di stipendi “alti”…nella maggior parte dei casi, i contratti (per la maggiore tutti irreali, finti part- time, ore buttate a caso) il personale si ferma a 1500/1600€ con le mance intascate (o dai titolari o dal cameriere di turno).
    SALUTI!

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