Elio e le storie tese conquistano lo Splendor di Aosta

Il tour che ieri sera ha fatto tappa al Teatro Splendor di Aosta, nel programma della Saison Culturelle 2023-2024, più che uno spettacolo è sembrato portare in scena un viaggio a ritroso nel tempo, in quella Terra de Cachi che la band ha saputo raccontare così bene, in maniera ironica, sarcastica e dissacrante, negli ultimi 40 anni.
Elio e le storie tese ad Aosta
Cultura

“Quando tornate insieme?”, “Ma non vi eravate sciolti?”: sfiniti dal dover rispondere quotidianamente a domande come queste – per non parlare della pubblicità-tormentone, “Senza fare un Tasso”Elio e le storie tese hanno risolto il problema alla radice, è proprio il caso di dirlo, tornando nei teatri con lo spettacolo “Mi resta un solo dente e cerco di riavvitarlo”.

Il tour che ieri sera ha fatto tappa al Teatro Splendor di Aosta – tutto esaurito per l’occasione – nel programma della Saison Culturelle 2023-2024, però, più che uno spettacolo è sembrato portare in scena un viaggio a ritroso nel tempo, in quella Terra de Cachi che la band ha saputo raccontare così bene, in maniera ironica, sarcastica e dissacrante, negli ultimi 40 anni.

Un viaggio per lunghi tratti anche “spirituale”, una vera e propria celebrazione della carriera del gruppo, condotta e officiata magistralmente da padre Elio, in splendida forma con il suo “outfit total white” – per dirla alla milanese – composto da bermuda, sneakers e smoking completamente bianchi.

L’appello ai “fedeli”, invitati a pregare per Mr. Rain, Sfera Ebbasta e Miss Keta, affinché le sorti della Musica, così come della Cultura, possano risollevarsi, in questi tempi bui infestati “dai matusa e dal go-go-governo”, è seguito però da una dichiarazione d’intenti – Unanimi – che mette subito le cose in chiaro con il pubblico: “Siamo Elio e le Storie Tese, pronunciamo tante parolacce, siamo al centro delle vostre attese, siam gli alfieri dell’intero spot”. Dunque, l’Italia eccola qui, la Terra dei Cachi, dicevamo, quella in cui, “per statistica, ci sarebbe almeno un mafioso per ogni fila di ogni cinema o teatro”. La platea, composta in gran parte di abbonati all’intero circuito, nicchia, mentre la galleria inizia a scaldarsi.

E così, al terzo brano, Uomini col borsello (ragazza che limoni sola), partono subito le risate – “hey, bea mona”, diventa “hey, bagabletta” che in valdostano vuol dire…” – e i primi applausi. Ma è con l’ingresso dell’architetto Mangoni, nelle vesti di SuperGiovane prima e in quelle del Vitello dai piedi di balsa poi, che la serata decolla davvero: il duetto con Carmelo (al secolo Vittorio Cosma, tastierista che dal 2013 sostituisce Rocco Tanica durante le esibizioni dal vivo) è davvero da Brividi (l’improbabile cover del brano di Blanco e Mahmood la trovi nel video qui sotto, inserita in mezzo al Vitello dai piedi di balsa, ndr).

Ecco come la componente teatrale, orchestrata dal famoso regista Giorgio Gallione, diventa fondamentale per conferire ancora più spessore allo show. Nelle due ore, abbondanti, di canzoni inframezzate da letture, sketch e gag, c’è spazio davvero per tutta la band, impeccabile dal punto di vista musicale ma anche sul fronte dell’interpretazione. Se in Pork & Cindy è ancora Mangoni a tenere banco con la sua mise appariscente, in Servi della gleba, così come ne La follia della donna è la cantante Paola Folli a far da spalla a Elio, mentre ai virtuosismi di Christian Meyer alle percussioni e Cesareo alla chitarra è affidata la parte centrale dello spettacolo, introdotta da Parco Sempione e conclusa dal racconto della Storia di un bellimbusto. Il gran finale, inteso letteralmente come “la fine di tutto”, in grande stile, è affidato al processo di morte e resurrezione narrato dalla combo micidiale di Urna più Born to be Abramo, capace di strappare un sorriso e far ballare anche il pubblico più agée. “Parola di Jahvè”.

C’è tempo anche per un bis, introdotto dalla cover strumentale di Out Into the Daylight di Mike Rutherford e affidato all’immancabile Tapparella: “Ti ricordi che meraviglia, la festa delle medie?” L’operazione nostalgia funziona, certo, ma la verità è che Elio e le storie tese rappresentano un magnifico spaccato sociologico, raccontato con intelligenza e sfrontatezza, di ciò che siamo stati e che siamo oggi, nonostante tutto.

SCALETTA

Unanimi
La terra dei cachi
Uomini col borsello (ragazza che limoni sola)
Supergiovane
Il vitello dai piedi di balsa
Valzer transgenico
Pork & Cindy
Servi della gleba
La follia della donna
Parco Sempione
Cameroon
Gimmi I.
Storia di un bellimbusto
Il vitello dai piedi di balsa reprise
Urna
Born to Be Abramo
Arrivederci

BIS

Out Into the Daylight (Mike Rutherford cover)
Tapparella

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