Due mesi circa sono passati da quel fatidico 13 marzo 2025, giorno che rimarrà per sempre indelebile, nella mia testa, ma pure in quella dei miei cari, ai quali ho davvero fatto perdere qualche anno di vita.
Il tempo finalmente aveva concesso una tregua, poco vento, il sole che faceva capolino sulla Franco Berthod di La Thuile tirata a lucido, e gara confermata come da programma per le ore 11. Ero felice e stavo bene, anche perché attorniato dagli amici con i quali condivido la stessa passione. I presupposti per una splendida giornata di sport/foto, ad un evento di questo livello, c’erano tutti.

La situazione però, cambia completamente, poco prima dell’inizio della competizione. Decido di risalire la pista esternamente, affrontando il muro finale molto ripido. Sprofondavo nella neve fino alle ginocchia e lo zaino da 24kg sulle spalle, non ha fatto altro che aumentare lo sforzo, facendomi percepire un pò di dolore al petto una volta in cima. Penso sia semplice affaticamento, non avendo mai avuto in vita mia, sintomi simili, La situazione sembra migliorare, trovo finalmente un posto, dove le reti sono più basse, ci sono diverse inquadrature interessanti, così mi siedo, mi sistemo, il dolore al petto si attenua un pochino, tanto che mando un messaggio a mia moglie per dirle quanto era stato impegnativo arrivare fin lì: “Sono morto”. Tiro fuori la fotocamera e comincio a scattare. Tutto questo è il preambolo di cosa mi sarebbe successo poco dopo il passaggio della concorrente con il pettorale numero 8, Sofia Goggia. Anche se nei miei ricordi, la memoria si ferma qualche minuto prima.

SBAM…BLACK OUT.
Il buio finisce quando saluto due dottori che sono vicini al mio viso e dietro loro, affisso al muro, vedo un orologio digitale che riporta la data du venerdì 14 marzo, ore 15:40.
Per me era passato pochissimo dal fattaccio, mentre in realtà erano trascorse quasi 29 ore. Tempo nel quale sono stato soccorso, in pista, con estrema tempestività, per un arresto cardiaco, tra manovre di rianimazione, massaggio cardiaco e defibrillatore. Poi la corsa elicottero, fino in ospedale. E quasi un giorno dopo, di nuovo la luce.

Sono convinto che sia fondamentale formare più persone possibili, in primi i bambini fin dalla scuola primaria, alla prevenzione, alla promozione di corretti stili di vita e alle manovre di primo soccorso: non si tratta solo un investimento educativo, ma un atto concreto per costruire una società più sicura e consapevole. La cultura del soccorso e della salute non può più essere appresa solo da adulti: dev’essere parte integrante della crescita, come leggere o contare. Se un bambino sa riconoscere un’emergenza, chiedere aiuto in modo corretto o praticare gesti salvavita di base, può davvero fare la differenza. È così che si salvano vite, con cittadini preparati fin da piccoli e una cultura della prevenzione che diventi normale quanto attraversare sulle strisce. Serve un cambiamento profondo, che metta al centro l’educazione alla salute e al primo soccorso come competenze fondamentali del vivere civile.
Ringrazio, sperando di non dimenticare davvero nessuno, per la professionalità degli interventi, mio cugino Corrado Gaspard, l’organizzazione, gli addetti della pista, le guide alpine vda, le forze dell’ordine, il soccorso alpino valdostano con i suoi dottori e tutti gli operatori, che mi hanno permesso di arrivare molto velocemente all’ospedale Parini di Aosta non facendomi riportare danni neurologici. Ringrazio infine, il reparto di rianimazione, l’UTIC ed il reparto di Cardiologia, che oltre ad essersi presi cura del sottoscritto in maniera encomiabile, non mi hanno mai fatto mancare quell’umanità, con un gesto o una parola di conforto, elemento fondamentale in quelle situazioni.
Infine, ringraziando ancora tutti, il mio pensiero va ai miei cari che hanno passato tutte quelle ore, nello spavento, nella preoccupazione e nella paura. Siete e sarete sempre il mio stimolo e la mia forza!
Davide Verthuy

Una risposta
Bravo Davide. Ringraziamo tutti coloro che ti hanno salvato: medici ,addetti al soccorso e gli organizzatori dell’evento. Abbiamo assistito a un puzzle dove tutte le tessere si sono incastrrate alla perfezione in tempi brevissimi x destino e abilità altrui. GRAZIE A TUTTI. Papà e mamma.