Da Seul alla Valle d’Aosta, la storia di Chul Kyu Andrea Peloso sarà raccontata dalla tv coreana

Il viticoltore di "Cave Monaja", adottato da una famiglia valdostana quando aveva 13 mesi, sarà protagonista del documentario della Kbs per l'80° anniversario della liberazione della Corea del Sud dal Giappone.
Le riprese della tv coreana a Chul Kyu Andrea Peloso
Società

“Quando si parla dell’Italia a un coreano, gli vengono in mente solo le grandi città come Roma, Milano, Firenze o Venezia. Questa è stata un’opportunità per la Valle d’Aosta di raccontarsi in un paese lontano”. Chul Kyu Andrea Peloso è nato a Seul, in Corea del Sud, nel 1973. Aveva 13 mesi quando è stato adottato da una famiglia valdostana ed era il 2018 quando ha aperto a Quart “Cave Monaja”, una piccola azienda vitivinicola che si prende cura dei vigneti antichi e dismessi producendo dei vini in piccole quantità ma molto apprezzati anche in Corea. Una storia semplice ma ricca di significato che ha attirato le telecamere della tv dello stato asiatico. Peloso sarà infatti uno degli otto protagonisti  (l’unico in Italia) del documentario realizzato dalla Kbs, l’emittente radiotelevisiva pubblica del suo paese d’origine, per l’80° anniversario della liberazione della Corea del Sud dal dominio giapponese che sarà trasmesso il prossimo ottobre.

“La comunità coreana ha subito il dominio giapponese come gli ebrei hanno vissuto la Seconda guerra mondiale – spiega Chul Kyu Andrea Peloso -. Per questo importante anniversario, hanno voluto realizzare un documentario che raccontasse la storia di otto coreani che si sono costruiti una vita all’estero“. La troupe della Kbs è stata in Valle d’Aosta dal 13 al 20 luglio. Per una settimana, le loro telecamere hanno seguito l’enologo e viticoltore nella sua vita quotidiana. Le riprese si sono concentrate nel centro storico di Aosta, sulla funivia Skyway del Monte Bianco, a Courmayeur, e tra i vigneti dietro al castello di Fénis e quelli della Bassa Valle dell’azienda vitivinicola “Pianta Grossa” di Donnas . “Mi hanno detto che la mia storia aprirà il documentario, dando così grande rilievo alla Valle d’Aosta – afferma -. Gli altri protagonisti si trovano in Russia, Argentina, Germania, Sudamerica, Brasile e Messico”.

Un momento delle riprese sulla funivia Skyway a Courmayeur
Un momento delle riprese sulla funivia Skyway a Courmayeur

Nella sua azienda, Peloso lavora valorizzando metodi antichi. La sua è una piccola produzione di 6.000 – 7.000 bottiglie l’anno ma che vanta collaborazioni con importanti ristoranti stellati, tra cui quello di Carlo Cracco a Milano. “La troupe ha apprezzato molto questo connubio tra tradizione e modernità – dice -. È stato dato rilievo al concetto di sostenibilità perché in Corea se ne parla ma ancora non c’è la sensibilità per recepirlo”.

Quanto al legame con il suo paese d’origine, “fino a un po’ di anni fa io non conoscevo nulla della Corea – racconta -. Nel 2012, mi è capitato di incontrare sulle piste da sci una famiglia coreana residente a Milano e la loro bimba mi dice ‘Ma tu sei coreano’. Sono stati loro a farmi conoscere altri ragazzi coreani e abbiamo fondato un’associazione di coreani adottati in Italia, di cui sono stato anche presidente e vicepresidente. Ho scoperto che la Corea ci tiene molto a mantenere i legami con i coreani che vivono in altre parti del mondo. Queste associazioni sono riconosciute e in alcuni casi hanno avuto anche un peso politico”.

Il primo viaggio del viticoltore in Corea risale al 2016. “L’ho vissuto come una vacanza con gli amici in un paese lontano di cui non conoscevo neanche la lingua – ricorda Chul Kyu Andrea Peloso -. Allora mi avevano colpito molto il rigore, l’attenzione alle norme e il fatto che in giro non c’era carta ma soltanto pannelli e schermi digitali. Mi sono avvicinato a questo paese in maniera lenta e progressiva, grazie all’attività dell’associazione. Ad oggi sono stato in Corea quattro volte e, quasi per caso, grazie ad un importatore ho fatto conoscere i miei vini. Forse in questo l’essere stato coreano mi ha aiutato”.

Una risposta

  1. Mi ha sempre affascinato la Corea, mi piacerebbe un giorno poterla visitare. I coreani, dal canto loro, sono affascinati dall’Italia, hanno tanto da insegnare a noi (ordine, efficienza tecnologica, gestione della cosa pubblica), noi anche abbiamo qualcosa da insegnare a loro (senso dell’amicizia, arte di sopravvivere, solidarietà familiare). La storia di Chul Kyu è un ottimo ponte tra due mondi e due culture.

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