Emergenza casa, Sunia: “In Valle d’Aosta è esplosa una crisi abitativa silenziosa ma devastante”

"Un monolocale periferico può arrivare a costare oltre 600-700 euro. Per molti è semplicemente impossibile", dice il sindacato, secondo cui "non bastano incentivi all'affitto".
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Società
“In Valle d’Aosta è esplosa una crisi abitativa silenziosa ma devastante“. A lanciare l’allarme è il Sunia, il sindacato unitario nazionale inquilini ed assegnatari, spiegando che “sempre più famiglie, giovani e lavoratori precari non riescono a trovare un alloggio dignitoso a prezzi sostenibili”.
“Gli affitti tradizionali (3+2, 4+4) crollano – spiega una nota -, mentre cresce la corsa agli affitti brevi e turistici: una scelta legittima per i proprietari, ma che svuota il mercato residenziale e alimenta una spirale di esclusione. Con canoni medi fuori portata, anche un monolocale periferico può arrivare a costare oggi oltre 600-700 euro mensili, escluse le spese. Per molti, è semplicemente impossibile”.
A ciò, “si sommano le garanzie richieste, come ad esempio contratti di lavoro a tempo indeterminato, fideiussioni bancarie e altre garanzie irraggiungibili: barriere che tagliano fuori chi più ha bisogno di una casa. Servono risposte strutturali, non palliativi”.  Per il Sunia, “è chiaro: non bastano incentivi all’affitto. Serve una strategia di lungo periodo. Una possibile soluzione potrebbe essere introdurre un meccanismo di controllo che leghi il canone massimo d’affitto al valore reale dell’immobile o alla rata di mutuo teorica, evitando così abusi e speculazioni in una regione piccola e fragile come la nostra”. E conclude: “L’aumento incontrollato degli affitti brevi rischia di distruggere il tessuto sociale. È urgente aprire un confronto vero tra istituzioni, associazioni, cittadini e operatori del settore per ridare dignità e accessibilità all’abitare in Valle d’Aosta”.

5 risposte

  1. Aumentano gli affitti perché aumentano i costi del caro vita e le tasse per chi ha fatto sacrifici per una vita intera per acquistare un immobile da mettere a reddito, come investimento.
    Se si affitta con canone bloccato per 8 anni come si fa a vivere per i successivi 8 anni dalla locazione? Nel giro di 5 anni siamo passati da un caffè al bar a 0,80 euro ad 1,50 euro! Bisogna pur (sopra)vivere.. il problema sta alla base dell’aumento del caro vita a discapito degli stipendi, se il Governo Nazionale mettesse mano all’entrata base, ovvero lo stipendio del ceto medio italiano, non ci sarebbe la necessità di utilizzare gli affitti transitori a discapito degli affitti residenziali! Pensateci quanto andate alle urne a votare, votare chi, queste decisioni ha il potere di prenderle, piuttosto che puntare il dito contro un proprietario immobiliare che cerca solamente di far fruttare i propri sacrifici e non arrivare a fine anno con i costi più alti o alla pari delle entrate! Sempre che entrino queste entrate.. perché se sono insolventi, ora che li tiri fuori (da casa tua) passano anni!

  2. Gli affitti brevi non sono la causa del problema, bensi’ il sintomo di un insieme normativo, sia regionale che nazionale, che rende poco conveniente affittare a lungo termine e investire sull’immobiliare.
    – difficolta’ ed in certi casi impossibilita’ nel gestire le situazioni di insolvenza;
    – tassazione e costi amministrativi e di consulenza elevatissimi;
    – normative sempre piu’ stringenti in ambito energetico;
    – restrizioni costose in ambito di tutela del patrimonio storico e paesaggistico;
    – normative antisismiche, di accessibilita’ e di prevenzione incendi eccessive;
    – difficolta’ nella tutela dei proprietari durante l’esecuzione dei lavori edili.
    Il tutto in un contesto in cui le normative cambiano rapidamente, in maniera pressocche’ randomica e spesso sbilanciata. Ricordo inoltre che, allo stato attuale, risulta addirittura difficile ottenere informazioni puntuali e precise dagli uffici deputati a gestire i vari aspetti della gestione immobiliare. Basti pensare alle difficolta’ nel comunicare con l’Agenzia delle Entrate, il Catasto e gli uffici Comunali che spesso non sono in grado di supportare in maniera efficace ed efficiente i Cittadini. Le amministrazioni comunali, regionali e nazionali dovrebbero prenderne atto ed agire per semplificare il settore e snellire le procedure burocratiche e di assistenza.
    Vi assicuro che la maggior parte dei proprietari preferirebbe affittare a lungo termine per via della comodita’ di gestione e della stabilita’ degli introiti. Tuttavia i costi e le relative complessita’ di gestione rendono non profittevole questa scelta, lasciando come unica opzione quella di puntare sul turismo.

  3. Capisco che spesso si accusi gli affitti brevi di togliere case al mercato, ma i dati sulla Valle d’Aosta raccontano un’altra storia.
    Nella nostra regione oltre il 56% delle abitazioni non è occupato da residenti: parliamo di circa 76.000 case su 135.000 totali che restano vuote o usate solo saltuariamente (dati ISTAT).
    A confronto, gli appartamenti destinati ad affitti brevi sono una percentuale minima.
    Gli affitti brevi, inoltre, portano valore sul territorio: sostengono il turismo, generano indotto per le attività locali e danno lavoro a chi gestisce ospitalità e servizi.
    Il vero problema della scarsità di alloggi in affitto non sono i turisti, ma:
    • immobili vecchi o da ristrutturare che i proprietari non riescono a rimettere sul mercato;
    • norme poco favorevoli ai proprietari, con tempi lunghi di sfratto, tassazione anche su canoni non incassati e rischio di danni.
    Per aumentare davvero l’offerta, la priorità dovrebbe essere incentivare il recupero del patrimonio immobiliare inutilizzato e garantire più tutele a chi affitta, non limitare gli affitti brevi che hanno un impatto marginale sul totale.

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