Sono già passati ottant’anni. Di sfide, crescita e cambiamenti. Ottant’anni di Confindustria Valle d’Aosta che, nel pomeriggio di venerdì 17 ottobre, ha organizzato, al Centro Congressi del Grand Hôtel Billia di Saint-Vincent, l’80° Assemblea Generale.
326 aziende associate, che contano 8.154 dipendenti, pari quasi al 60% della forza stabile della Regione. Così Confindustria Valle d’Aosta, punto di incontro tra chi produce e chi innova, continua a essere la voce delle imprese.
Il Presidente di Confindustria Valle d’Aosta, Francesco Turcato: dopo “un decennio burrascoso”, serve stabilità politica
Al territorio valdostano serve stabilità politica. A dirlo, a gran voce, è il Presidente Francesco Turcato, da ormai quasi quattro anni alla guida dell’associazione. Quello appena trascorso è stato “un decennio burrascoso a livello politico, che ha negato continuità, indebolendo quindi i rappresentanti della Valle d’Aosta nei tavoli nazionali e internazionali”. “Le ultime elezioni regionali ci hanno consegnato un risultato importante, che potrebbe determinare, al termine del lavoro in Consiglio regionale, una stabilizzazione nella composizione del governo di questo territorio”.
Dalla relazione del Presidente Turcato emergono alcuni dati confortanti. Migliorano infatti le previsioni occupazionali e diminuisce il ricorso alla cassa integrazione guadagni, confermando un trend iniziato nella prima metà del 2025. Lieve, ma significativa, è la crescita nei prossimi mesi sia di investimenti per ampliamenti sia di investimenti per sostituzioni, mentre resta costante il tasso di utilizzo impianti che si attesta al 74%.
“Allarmante” è invece la situazione del Tunnel del Monte Bianco. “Nessuno è in grado di indicare quanti anni ci vorranno per rifare l’attuale traforo” dichiara Turcato. “Potrebbe infatti servire una chiusura ininterrotta di quattro-cinque anni per risolvere i problemi che stanno emergendo”. Ricordando poi che il raddoppio del traforo è stato inserito nel piano strategico delle infrastrutture, aggiunge: “in Europa sono davvero pochi i tunnel autostradali a una sola canna e, prima ancora che i lavori di ammodernamento del Bianco siano conclusi, è probabile che Bruxelles limiti i transiti in infrastrutture a canna unica perché non più adeguati sul piano della sicurezza”.
Traforo del Monte Bianco: serve la seconda canna. “Fare due ore di coda al tunnel è ormai una consuetudine”
Di Traforo parlano anche il Ministro degli Esteri Antonio Tajani e il Viceministro alle Infrastrutture e ai trasporti Edoardo Rixi.
Tajani, impossibilitato a partecipare perché ai funerali di Stato dei tre carabinieri scomparsi nel Veronese, lo fa con una lettera. “Penso in particolare al dossier del Traforo del Monte Bianco – scrive -, un corridoio strategico per il nostro export e per il nostro tessuto economico, sul quale continuiamo a lavorare per la realizzazione della seconda canna, che è per noi una priorità. È una soluzione fondamentale per il futuro di un’opera strategica, che non è solo un’infrastruttura, ma anche un simbolo di collegamento storico e culturale tra l’Italia, la Valle d’Aosta e l’Europa intera”. Nella lettera il Ministro annuncia che proprio ad Aosta si svolgerà il prossimo comitato di cooperazione italo-francese, che avrà al centro l’impegno per sostenere infrastrutture e imprese.
Anche Rixi insiste sulla necessità di realizzare una seconda canna. Soluzione che, peraltro, consentirebbe in caso di manutenzione di evitare una situazione di chiusura totale e isolamento. “Non c’è più certezza sui tempi di percorrenza. Fare due ore di coda al tunnel è ormai una consuetudine” afferma il Viceministro.
Nella Regione del ‘caro autostrada’, Rixi tocca anche il tema del collegamento ferroviario. “Il tentativo oggi è di portare ad Aosta i diretti, cioè gli InterCity. Questo vuol dire riuscire ad ammodernare la linea esistente, che ha però geometrie di più di cent’anni fa”. La restituzione della connettività ferroviaria è attesa per il 2026. Di interventi ce ne saranno altri. “Due treni all’ora è un elemento non soddisfacente. Dobbiamo pensare di raddoppiare la linea in alcuni punti e mettere altri binari per arrivare a una frequenza molto più rapida”.
Anche Emanuele Orsini, Presidente di Confindustria, si espone sul Tunnel. “Serve partire subito con un progetto concreto” dice riferendosi alla necessità di investire su una seconda canna. “Qui non servono i tavoli, servono i fatti concreti. Credo che l’Europa oggi debba intervenire anche su questa faccenda”.
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Il giornalista Giletti con il Presidente di Confindustria Orsini – Assemblea Generale Confindustria VdA
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Il giornalista Giletti con il Presidente di Confindustria Orsini – Assemblea Generale Confindustria VdA
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Viceministro Rixi – Assemblea Generale Confindustria VdA
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Viceministro Rixi – Assemblea Generale Confindustria VdA
“Otto miliardi per mettere al centro l’impresa”. Parla il Presidente di Confindustria Emanuele Orsini
In un’Europa che “galleggia nell’incertezza”, il Presidente Orsini spiega l’importanza di un piano industriale e un mercato europeo. “L’Europa si deve attrezzare con un piano industriale. Per noi imprese è quotidianità. Non esiste impresa che non abbia un piano industriale perché dà una visione di dove si vuole andare”.
Rivolgendo lo sguardo alle prime file, dove, oltre al Viceministro Rixi, siede anche Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica dell’Italia, il Presidente Orsini dice: “stiamo lavorando con il Governo. L’abbiamo detto: servono 8 miliardi per i prossimi tre anni per mettere al centro l’impresa e poi potrebbe esserci un piano industriale più importante per arrivare al 2% di PIL”.
Premiate, a conclusione dell’assemblea-evento, moderata dal giornalista Massimo Giletti, le aziende storiche di Confindustria Valle d’Aosta: Cogne Acciai Speciali, Heineken Italia, Musumeci, SICAV 2000, St. Roch, V.I.CO., Verdi Alpi, Arriva Italia e Nuova Ceval.
Una risposta
Tutto giusto, ma in questo momento c’è un piccolo problema per il Tunnel del Bianco: con chi diamine può parlare Italia e VdA per il raddoppio. Vista la situazione politca e di conti pubblici della Francia l’unico interlocutore è Macron, che purtroppo è in guerra con il nostro Ministro dei traspsorti. E non parliamo che non sappiamo nemmeno come sta andando in Francia la discussione della Valutazione di Impatto Ambientale sul raddoppio del Bianco. Diciamolo chiaramente: prima del 2027 non avremo un intelocutore idoneo per discutere della questione. E viste certe affermazioni dei leader dei partiti che governeranno dopo Macron, la strada sarà in salita e a sfavore dell’Italia. Ho già un pronostico: il sì francese al raddopio del traforo del Bianco sarà un bella fregatura per Italia e Valle d’Aosta… il perché sarà abbastanza ovvio: costo dell’opera 100% a carico dell’Italia, compreso il cordone di sicurezza che dovrà essere creato per proteggere i cantieri francesi; tracciato diverso da quello proposto da noi, più lungo e più in basso di Chamonix e Courmayeur; vincolo sul rifacimento e ammondernamento totale della volta del traforo attuale, cioè rifarla prima e durante la costruzione della seconda canna; tetto massimo di Tir nelle due canne. E spero che mi sbagli, alla seconda canna la Francia comprenderà anche la costruzione del traforo ferroviario, e credo per riequilbrare i costi Francia-Italia sui nuovi trafori ferroviari: esclusi i fondi UE, la Francia sta coprendo il grosso del costo residuo della nuova Torino-Lione, essendo il grosso del nuovo tracciato in territorio Francese. Ecco il motivo che la Francia vorrebbe il traforo ferriovario del Monte Bianco secondo me: il grosso del tracciato ferroviario di quel Traforo da realizzare sarebbe quadi tutto in Italia.