Nasce Dokobà, la startup di cosmetica di Nebua Ginette Siani

L’ingegnera valdostana che porta trasparenza e responsabilità nel mondo della cosmetica diventa imprenditrice. Con la sua startup Dokobà nasce un nuovo modo di intendere la skincare: verificabile, tracciabile e consapevole.
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Società

Ingegnera e content creator nel mondo del beauty, Nebua Ginette Siani è ora anche imprenditrice. Dopo aver conquistato una social community di oltre 200.000 persone e pubblicato un libro sulla Cosmesi consapevole (Sperling & Kupfer, 2025), la consulente digitale valdostana lancia la sua startup Dokobà con un primo prodotto, l’olio in gel Ambra viva. “È un progetto che nasce in team, insieme al mio compagno e ad altri soci. E nasce dalla volontà di cambiare il mondo: è presuntuoso da un lato e forse un po’ ingenuo, ma questa volontà viene dalla consapevolezza che non lo si possa fare da soli”. 

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Nebua Ginette Siani

A fondare il suo senso di fiducia nella collettività è stata anche la lettura del filosofo sudcoreano Byung Chul Han, noto per le sue riflessioni critiche sulle problematiche della società tardo-moderna e neoliberista di oggi. “Secondo lui, durante il lavoro siamo produttori a tempo pieno, mentre fuori dal lavoro diventiamo consumatori a tempo pieno. Da questa riflessione mi si è accesa una lampadina: insieme abbiamo un grande potere nelle nostre mani, che è quello di cambiare il mondo collettivamente. Questo cambiamento può arrivare grazie al passaggio da consumatore a consum-attore, come mi piace chiamarlo”. 

Quello del consumo consapevole è il messaggio alla base dell’attivismo digitale di Siani, che con i suoi reel di Instagram e il suo libro insegna a distinguere i prodotti davvero efficaci e sostenibili, da quelli oggetto di greenwashing, così come a leggere l’Inci, ovvero l’elenco degli ingredienti. “Il consumatore dovrebbe porsi delle domande quando acquista, avere dei dubbi e cercare di risolverli, soprattutto facendo ricerche ma anche rivolgendosi ai vari marchi. Penso che una domanda informata possa cambiare l’offerta del mercato”. 

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Ambra Viva

Il mercato, almeno quello del beauty, Siani si propone di rivoluzionarlo tramite Dokobà, che si fa portavoce di un nuovo modello di trasparenza mai sperimentato prima d’ora in questo settore. “Ambra viva è il primo cosmetico ad avere una carta d’identità digitale che ne racconta la storia. Tutte le informazioni sono memorizzate nella blockchain: a differenza dei database tradizionali, questo è un database pubblico, accessibile a tutti”. Non si tratta, insomma, di una specie di archivio digitale dove l’azienda rende pubbliche le informazioni che vuole, tenendo per sé i segreti aziendali, ma di un database distribuito e decentralizzato, in cui i dati restano tracciabili nel tempo. “Ogni modifica che viene fatta su questo database lascia una traccia, come se l’informazione fosse indelebile. Noi condividiamo documenti di terze parti: ad esempio, i test di efficacia effettuati da un laboratorio analisi indipendente, oppure i documenti che attestano la provenienza delle materie prime”. 

Così, scansionando il qr code di un flacone, il consumatore scopre tutte quelle fasi dietro alla lavorazione di un prodotto, che normalmente sono nascoste dietro a un prezzo di cui spesso non si riesce a capire bene la motivazione. “Le persone non capiscono perché c’è una crema che costa 5 euro e una 500. Il prezzo si compone di diversi elementi, non solo della formula ma anche di tutti i test, il marketing, il packaging, la logistica. Noi, ad esempio, abbiamo deciso di misurare l’impatto ambientale dei nostri prodotti, per far capire come si colloca il nostro prodotto a livello di emissioni di CO₂ e di produzioni di rifiuti. A fronte di questo, abbiamo anche dato vita a dei progetti ambientali e sociali: ogni acquisto contribuisce alla rimozione di rifiuti abbandonati sul territorio italiano e alla crescita della foresta aziendale Dokobà, generando assorbimento di CO₂ e nuove opportunità di lavoro per persone in difficoltà”.

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Nebua Ginette Siani

Tutto questo rispecchia un modello di eco-design che, insieme alla progettazione del prodotto, include l’analisi dell’impatto sull’ambiente e le ricadute sociali. Un’etica che si ritrova anche nel nome stesso della startup, che nasce dall’unione di due parole del dialetto della famiglia di Siani, originaria del Camerun occidentale: “ndoko e koba significano letteralmente ‘collina con gli alberi’ e ‘guscio della tartaruga’. Dokobà esprime quindi la volontà di proteggere la natura”.

Quella di Siani non è solo una storia di innovazione dell’imprenditorialità femminile, ma anche una storia che parte dalla Valle d’Aosta per tornarci. “Dal primo febbraio tornerò a vivere in Valle. Mi piacerebbe molto poter diffondere questo messaggio dove sono cresciuta. Con la digitalizzazione di cui disponiamo oggi, è possibile lavorare anche da un posto apparentemente periferico come la nostra Regione. Noi speriamo di trovare persone interessate sul territorio e di avviare collaborazioni”.

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Ambra Viva

Nel frattempo, Siani invita a sostenere il prodotto, approfittando anche della garanzia Chiamatemi pazza, che consente al consumatore di testare il prodotto attraverso un campione prima di aprire il flacone integrale, per poi restituire quest’ultimo intatto se non è soddisfatto dalla prova. “Non chiediamo ai nostri potenziali clienti una fiducia cieca, ma ci presentiamo e chiediamo loro di verificare da sé se risponde ai loro valori. Se è così, allora sono benvenuti nella tribù Dokobà!”. 

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