L’acqua del Sindaco non ha nulla da invidiare alle più blasonate marche di acque minerali. E’ quanto emerge da uno studio condotto dal Chimico Alberto Castagno e presentato oggi nella sala Hôtel des Etats del Municipio in occasione della Giornata nazionale dei servizi pubbici.
"Quella di Aosta – ha spiegato Castagno – è un acqua che paragonata a quella venduta in bottiglia può essere definita leggermente mineralizzata con un residuo fisso di circa 200/250 mg/l. Inoltre tutti i parametri indagati (chimico fisici, fisici inquinanti o biologici) dal 2006 ad oggi sono al di sotto dei limiti definiti per legge e spesso ben al di sotto delle soglie rilevabili strumentalmente".
Il servizio idrico della città di Aosta dal prossimo anno sarà esternalizzato al Sub-Ato “Monte Emilius e piana di Aosta” che comprende oltre al capoluogo regionale, Aymavilles, Brissogne, Charvensod, Fénis, Gignod, Gressan, Jovençan, Nus, Pollein, Quart, Saint-Christophe, Saint-Marcel, Saint-Nicolas e Sarre.
La scommessa per l’acquedotto aostano e per parte di quello del Sub-Aosta è dietro l’angolo. E’ quasi pronto infatti uno studio per captare l’acqua della Centrale Cva di Valpelline e portarla inizialmente nella sola zona di Aosta e successivamente anche nei comuni di Sarre, Quart e Saint-Christophe con l’obiettivo di dare vita ad un acquedotto intercomunale.
Entro la fine di maggio, ha annunciato l’ingegnere Marco Framarin, dirigente del servizio, sarà presentato il progetto preliminare con lo studio di fattibilità ambientale. L’iniziativa, che può contare su un finanziamento di 20 milioni di euro in base alla legge regionale sul servizio idrico integrato, porterà alla sostituzione degli attuali pozzi comunali.
“E’ una scommessa importante – ha spiegato Framarin – gli attuali pozzi non andranno comunque dismessi ma verranno tenuti in vita per essere usati in quei 15 giorni di manutenzione mensili della Centrale.”
Ma quella di portare nel capoluogo regionale l’acqua di Valpelline non è l’unica sfida lanciata dal Comune di Aosta. Per i serbatoi delle frazioni della collina di Aosta esiste già una convenzione con la Comunità montana Grand Combin, la stessa nei prossimi mesi potrà essere estesa anche alla zona di Busseyaz.
Infine sono in corso infatti alcuni studi per razionalizzare l’uso delle sorgenti attuali. In particolare nei prossimi anni potrà essere sfruttata meglio e di più la sorgente di Entrebin che alla luce dei primi dati forniti da una ricerca del geologo Davide Bolognini “presenta una falda ricca e abbondante”.
“La qualità dell’acqua di Aosta cosi come i progetti per produrre risparmi nelle casse comunali – ha sottolineato in conclusione l’Assessore comunale all’Ambiente, Delio Donzel – dimostrano perché è importante che l’acqua rimanga publica anziché finire in mani private il cui unico fine è il profitto”.