Festa indipendentista: la prima secessione è interna alla Lega

Da Maroni il diktat alla sezioni territoriali: non partecipare all'iniziativa di Borghezio. "Rispetto la scelta della segreteria nazionale, ma noi siamo indipendentisti: del federalismo, delle cose di Roma e dei tatticismi politici non ci importa".
Politica

"In questo momento i vostri movimenti autonomisti hanno deciso di non venire alla nostra festa, noi rispettiamo la loro decisione, anche se non la approviamo". L’europarlamentare Mario Borghezio ha commentato così le defezioni di Union Valdôtaine, Stella Alpina, Fédération Autonomiste e Alpe dalla due giorni indipendentista a Cogne. "Il potere intimidatorio del centralismo romano è tale che forse hanno preferito essere prudenti – interpreta Borghezio – ma non credo che siano calcoli elettorali".

"C’è del timore referenziale nei confronti di Roma", afferma, timore dal quale sarebbe immune l’unico valdostano che ha risposto all’invito, Joseph Henriet, del movimento Arpitania: "Lui è uno con i coglioni – descrive con trasporto il leghista – è un indipendentista, mentre gli altri no". Tuttavia, la sorpresa di ieri, 16 settembre e primo giorno di festa, è stata l’assenza di coloro dai quali sarebbe stato lecito aspettarsi gli onori di casa: quasi nessuna traccia, infatti, della sezione leghista valdostana.

"Dalla segreteria di Roberto Maroni è arrivata la telefonata che invitava le sezioni a non partecipare alla Festa Indipendentista", si lascia scappare l’unico militante valdostano presente. Max Bastoni, consigliere comunale di Milano, attacca esplicitamente il segretario valdostano: "Non è Sergio Ferrero il referente locale per noi identitari padani". Qualche attrito interno, dunque, è innegabile, considerando anche la soppressione della "Festa dei popoli padani", rito bossiano dell’ampolla con l’acqua del Po, alla quale Maroni non si era mai fatto vedere.

La Festa Indipendentista di Cogne, che cade nello stesso periodo della vecchia festa, ha l’aspetto di un sostitutivo: "La Lega Nord ufficialmente non avalla la nostra iniziativa – ammette Borghezio – il perchè lo dovete chiedere a Maroni». «Io comunque rispetto le decisioni della segreteria – continua – ma la mia è sempre stata una posizione da indipendentista totale, io sono un patriota del nord e del federalismo e delle cose di Roma non me ne frega niente».

Borghezio ricorda poi che la "mozione indipendentista, al congresso della Lega, è stata votata all’unanimità e per alzata di mano, non abbiamo dovuto fare la conta, perciò un conto è la facciata, un conto è la realtà pulsante del movimento". Poi, sempre con un vocabolario forte, ma tono molto rilassato, assicura: "Vedrete arrivare a Cogne diversi deputati (durante la cena, in un ristorante della zona, ce n’erano un paio, ndr), che se ne fottono di eventuali prese di distanza, perché oltre alla politique politicienne ci sono gli ideali di libertà".

Sarawi, mondo arabo e proteste anti-USA
"I Sarawi sono dei combattenti veri e puri, che lottano per l’indipendenza contro il regno illiberale del Marocco e non per instaurare la Shari’a in tutto il mondo, il fatto che siano tutti musulmani non ha nessun rilievo". Borghezio ha introdotto così la novità di annoverare, tra i suoi contatti indipendentisti, anche una popolazione beduina del deserto del Sahara.

"Siamo disposti a sostenere la loro lotta anche in parlamento europeo – continua – il nostro appoggio per loro è totale ed è una posizione di tutta la Lega Nord". L’eurodeputato racconta che i contatti con questa popolazione durano da anni: "La nostra associazione, l’Umanitaria Padana, è stata nei loro territori, loro vivono una condizione molto dura e potrebbero essere costretti a difendersi dall’esercito marocchino da un giorno all’altro".

Restando nel mondo arabo, il leghista si è espresso anche sul video "Innocence of Muslims", che ha causato nei giorni scorsi violenti proteste antioccidentali in tutto il mondo arabo: "E’ un prodotto che offende gratuitamente e volgarmente la religione islamica, non è nè da approvare, nè da diffondere". "Un conto – continua – è la libera critica e la satira, come le vignette un po’ al limite del danese Jylland Posten, un altro conto è invece l’offesa gratuita e volgare ad una religione".

Sempre per Borghezio, poi, "gli attacchi alle ambasciate occidentali sono atti di fanatismo che non hanno niente a che vedere con lo spirito profondo dei popoli arabi, è un qualcosa di estraneo alla loro cultura e tradizione di rispetto verso la diplomazia". L’Italia, infine che "ha la fortuna di non essere coninvolta più di tanto, dovrebbe interporsi e cercare di gettare acqua sul fuoco in questa situazione, oltre a sorvegliare affinchè questi paesi alle porte di casa nostra non diventino tutti dei nuovi Pakistan".

Il Falò della libertà
In serata, a fianco dei parcheggi di Lillaz è stata bruciata una pira di legna. A vederli tutti assieme, gli accorsi alla prima "Festa dell’Indipendenza" non erano tantissimi: una cinquantina in tutto. Sottofondo del "rituale" sono state le baghèt, una specie di cornamusa, dei Samadur, gruppo folcloristico bergamasco. "Non saremo mai come vogliono loro – ha gridato Borghezio, con tanto di spadone, riferendosi ai ‘tecnocrati di Roma e Bruxelles’ – siamo celti e longobardi". Un militante si fa prendere dall’entusiamo: "Bruci Madrid – sbotta, fissando il rogo – bruci Roma, bruci Parigi, libertà per i popoli d’Europa".
 

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