Se l’Union Valdôtaine tiene il contraccolpo dei fuoriusciti ora nell’Uvp sarà per la forza bruta delle braccia di Augusto Rollandin. E’ convinto di questo il popolo rossonero che, in un affollatissimo teatro Giacosa, osanna il presidente della Regione spellandosi le mani per applaudirlo. La coperta è corta e la battaglia con gli “ex” capitanati da Laurent Viérin è all’ultimo voto. Ne è ben consapevole Rollandin che però si dichiara ottimista: “Il clima è cambiato, la gente sta iniziando a dirsi: ‘Ma cosa andiamo con quei quattro cialtroni?’”. E aggiunge: “Hanno fatto disinformazione, hanno fatto terrorismo con i dipendenti delle società di impianti di risalita e delle Comunità montane. Hanno detto: Vi abbasseranno lo stipendio, vi sposteranno. Noi invece abbiamo dato risposte in un momento difficile. Noi siamo per governare, loro per illudere”. L’Uv alza il vessillo della buona amministrazione e Rollandin mette in fila le sue carte. “Abbiamo un ospedale di eccellenza – dice – e ne avremo uno migliore anche se abbiamo perso cinque anni per un referendum. Abbiamo lavorato per difendere le piccole imprese, ma loro le vogliono distruggere”.
Il clima è quello della battaglia all’ultimo sangue, e l’idea diffusa nel comizio di chiusura del partito che alle scorse elezioni ha piazzato 17 consiglieri è di ‘remontada’ anche se c’è coscienza di un ridimensionamento probabile rispetto ai numeri fatti nel 2008. Il compassato Ennio Pastoret, che non si è ricandidato dopo una lunga carriera in Consiglio Valle, tuona dal palco: “Sentiamo ricette dell’ultima ora sul Casinò da parte dell’unico presidente della Regione che è riuscito a far chiudere le sale per una settimana per uno sciopero. Neanche il blitz della Guardia di Finanza negli anni Ottanta ci era riuscito” calando un evidente riferimento a Luciano Caveri. “La Valle d’Aosta vuole continuare ad autogovernarsi – dice Pastoret – e noi lo faremo all’insegna della buona politica e noi lo faremo in modo inclusivo, per la gente, non importa da dove provenga”.
Non risparmia una battuta al vetriolo neppure il neo senatore Albert Lanièce rivolgendosi all’Uvp: “Quando c’è solo la testa del leone, è perché è la testa di un leone morto e imbalsamato, perché così è il loro programma”.
