Continua a far parlare la proposta avanzata ieri del Comité Fédéral dell’Union Valdôtaine, proposta che vorrebbe affidare ad un referendum popolare la riforma degli Enti Locali, dibatto che negli anni si è fatto denso in molte sedi. Le eventuali associazioni di servizi o la fusione stessa dei comuni potrebbero essere quindi decisi attraverso la chiamata popolare.
Tra le varie reazioni alla decisione del Comité presentata dal Presidente del Mouvement Ennio Pastoret non poteva certo mancare quella degli Enti Locali stessi, chiamati direttamente in causa e al lavoro sulla riforma da tempo, sui tavoli del Celva.
“Associazione di servizi e fusione dei comuni non sono in contrasto – spiega il Presidente del Cpel-Celva e Sindaco di Aosta Bruno Giordano – all’interno di una riforma di sistema che comunque avrà un impatto molto forte. Credo che quella di rivolgersi alla popolazione sia una scelta intelligente, anche perché i comuni forniscono servizi ai cittadini e presidiano il territorio. Il problema non è la fusione quanto la definizione dei costi ottimali per ogni servizio e applicarli”.
Una scelta, quella della via referendaria, che secondo il versante unionista non andrebbe affatto a sancire il ‘fallimento’ del lungo lavoro fin qui intavolato dal CELVA: “Questo referendum – spiega Jean Barocco, Sindaco di Quart e membro del Comité dell’Union – è anzi il modo di coadiuvare il tavolo con una maggiore analisi, incrementando il processo democratico. Quando c’è un aumento della democrazia non c’è mai un fallimento, neanche riguardo il lavoro svolto al Celva".
Qualche apertura arriva anche da altri lidi, soprattutto da chi come Fulvio Centoz – Sindaco piddino di Rhêmes Notre-Dame e storicamente favorevole alla fusione di alcuni comuni – che tiene comunque a fare qualche distinguo: “Sono soddisfatto perché per lo meno adesso si parla della questione. Le proposte sono tutte degne di valutazione, e personalmente non ho mai pensato che dovesse essere la Regione a decidere ma che si aprisse un percorso partecipato da parte delle persone e di tutti Consigli comunali. Il referendum è una soluzione interessante a patto che la gente venga correttamente informata. In certi casi ha senso fondere i comuni, ma ogni realtà va valutata profondamente per quello che è. La discussione sull’argomento è comunque già un passo in avanti rispetto a quanto avvenuto finora”.
Un po’ più critica invece la posizione di Massimo Tamone, Sindaco di Étroubles in quota Alpe: “Le due proposte in realtà non sono in contrasto tra di loro, sono soluzioni diverse che possono essere accettate entrambe. Noi proponevamo in realtà che un’azione referendaria avvenisse in seguito alla proposta di eventuali fusioni, in modo da sondare la disponibilità della popolazione dopo aver dato loro materiale concreto sul quale esprimersi. Questo eventuale referendum è effettivamente un piccolo fallimento rispetto al lavoro svolto dal Celva, anche perché dimostra ancora una volta l’incapacità della politica e delle istituzioni a tracciare il cammino”.
Posizione altrettanto critica anche quella espressa da Alex Micheletto, Sindaco di Hône e appartenente all’Union Valdôtaine Progressiste: “Gli Enti Locali – spiega Micheletto – sono fondamentali per l’autonomia valdostana, ed è corretto avere il consenso popolare. Il problema è che la gente dovrebbe sapere precisamente cosa va a votare, dal momento che la materia a volte è ostica persino per gli addetti ai lavori. Sarebbe bellissimo se si potesse chiedere il parere della gente, ma andrebbe fatta anzitutto una campagna capillare e precisissima di informazione”. Poi Micheletto entra nel merito dell’ipotetico referendum: “Che tipo di riforma andremo a proporre nel referendum? Bisogna rispettare il tavolo di lavoro del Celva, tutti i soggetti istituzionali e la mozione presentata in Consiglio regionale. Io sono favorevole al consenso popolare, ma auspico che la mozione arrivata in Consiglio Valle si chiuda con un trentacinque (favorevoli) a zero. Ci sono tutti gli strumenti per arrivare ad un disegno di legge condiviso da portare in Consiglio regionale, che è un organo eletto direttamente dal popolo e quindi una sua emanazione, senza arrivare ad un referendum”.
Chi si colloca in maniera problematica è anche Luciano Saraillon, Sindaco di Aymavilles, che non nasconde certo alcune sue perplessità a riguardo: “Aspettando la riforma il mio comune ha già iniziato ad aprire convenzioni con i comuni limitrofi per alcuni aspetti che riguardano l’economia di base. Non è così scontato che a fondere i comuni ci siano risparmi, e sarebbe difficoltoso anche fornire i servizi. Esempi di fusioni funzionanti ci sono eccome, come Mont-Noble in Svizzera (fusione dei tre comuni Mase, Naxe e Vernamiège, avvenuta nel 2011) dove un’unica amministrazione gestisce i tre comuni come fossero uno solo. La differenza è che lì i comuni sono tutti vicini, tutti sullo stesso versante e soprattutto Mont-Noble ha un bilancio di 25 milioni di franchi svizzeri, circa 20 milioni di euro, e 900 abitanti”.
Riguardo alla via referendaria Saraillon aggiunge: “Sarei curioso di sapere come verrà messo in piedi questo referendum. Bisogna contare quanto sia già difficile fare la riforma degli Enti Locali, qui si parla di fusioni tra comuni che hanno piani regolatori totalmente diversi, tanti campanilismi e tanti amministratori attaccati ad un poltrona. Poi come verrà chiamato questo ‘comune unico’ e al suo interno quale sarà il comune capofila e con quali criteri verrà scelto?”.