“Serve più coraggio”: le parole di Don Ciotti come frustate sulle coscienze di chi lo ascolta

Il sacerdote torinese, storicamente in prima linea contro il crimine organizzato, è oggi ad Aosta per il convegno "Educazione alla legalità", promosso da "La Scialuppa CRT onlus" e sostenuto da Regione e Chambre.
Numerosi studenti hanno assistito al convegno.
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Don Sturzo, i papi Francesco e Paolo VI, ma anche l'ex ministro Tullio De Mauro, Giovanni Falcone e due presidenti della Corte dei Conti. La girandola delle citazioni di don Luigi Ciotti, stamattina a palazzo regionale quale relatore di punta del convegno "Educazione alla legalità", gira apparentemente all'impazzata, tante sono le frasi più o meno note cui attinge, ma il percorso è molto più ordinato di quanto sembri.

Quel flusso di parole serve al sacerdote storicamente in prima linea contro le mafie a ricordare, tenendo viva l'attenzione di chi lo ascolta (studenti, ma anche amministratori e rappresentanti dell'associazionismo e del volontariato), che "la legalità non è un valore, resta lo strumento al servizio della giustizia e lo strumento è il mezzo. E' sempre bene non dimenticarlo, per non fare confusioni pericolose: i valori da inseguire restano la giustizia, l'onesta e soprattutto il senso del bene comune".

Già, la giustizia. Quell'entità che "è indivisibile dalla solidarietà", perché "non si può dare per carità ciò che deve essere veramente realizzato per dare dignità alle persone". Dopodiché, in un crescendo vocale, la ripresa dei due moniti della magistratura contabile italiana, in occasione dell'apertura degli ultimi due anni giudiziari: "crisi economica e corruzione procedono di pari passo, in un circolo vizioso nel quale l'una è causa ed effetto dell'altra" e "il codice penale non basta più, ci vuole un ritorno all'etica da parte di tutti".

Riflessioni dalle quali Ciotti trae le parole d'ordine con cui frusta le coscienze della platea: "no a leggerezze, no a distrazioni, no – vi prego – a sottovalutazioni, sì a richiamarci tutti a una maggiore attenzione. Rischioso è abbassare la guardia in tutti i territori del nostro paese, nessuno escluso. Ci servono azioni chiare, ci servono parole autentiche, misurate ma ferme, inequivocabili, capaci di esprimere a un tempo il dolore, la compassione e la condanna, ma sempre anche la speranza. Le parole sono impegno. Le parole vere sono la via di accesso alla verità".

La speranza, elemento da condividere, perché "nessuno è necessario e nessuno è insostituibile, ma nessuno può nemmeno agire al posto nostro. Cedere la nostra responsabilità è rinunciare alla nostra libertà, alla nostra vita. Tutti siamo chiamati a scelte più coraggiose e, se posso fare a me e a voi un augurio, tutti dobbiamo imparare il coraggio di avere più coraggio e non dimenticarci che il cambiamento che tutti sogniamo comincia sempre dentro di noi. Non si cambierà mai, se non cambiamo prima noi".

Carlo Romeo, giornalista e scrittore, da moderatore del convegno lo aveva detto ai ragazzi delle classi di varie scuole superiori della valle, poco prima che il sacerdote torinese prendesse la parola: "di presentare don Ciotti non c'è praticamente bisogno, posso solo scommettere che tra venti/trent'anni vi ricorderete di averlo ascoltato stamattina". Il tempo lo dirà, ma le espressioni dei presenti lasciavano presagire che il già direttore della sede Rai per la Valle d'Aosta fosse stato facile profeta.

Prima di Luigi Ciotti, sul palco, si erano susseguiti gli interventi di Ernesto Ramojno, presidente della Fondazione "La Scialuppa CRT", promotrice del convegno, e dei rappresentanti delle istituzioni che lo sostengono, il presidente Nicola Rosset per la Chambre Valdôtaine e il presidente Augusto Rollandin e l'assessore Emily Rini, per la Regione.

Da loro, l'importanza dell'attenzione al territorio (Rosset: "la realtà valdostana è piccola e se va in crisi la persona ci va anche l'impresa"), la volontà di investire sui giovani (Rollandin: "questo progetto è una fida che vogliamo vincere con voi e grazie a voi, per costruire un argine all'illegalità") e l'importanza delle norme (Rini: "siamo un popolo di montagna, viviamo le regole come chiodi per continuare a salire e non come filo spinato che ci blocca").

Dopo la relazione del sacerdote, la mattinata continua con una tavola rotonda alla quale parteciperanno, oltre a don Ciotti, monsignor Franco Lovignana, vescovo della Diocesi di Aosta, Marilinda Mineccia, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Aosta, Pietro Ostuni, questore di Aosta, Gabriele Molinari, presidente delegato per il Piemonte dell’Osservatorio sull’Usura, Gabriella Vernetto, responsabile regionale nell’ambito della legalità nella scuola, Gianni Nuti, dirigente regionale delle Politiche sociali e giovanili, e Daniela Tarello, direttore Affari legali e generali dell’Usl Valle d’Aosta.

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