La Valle d'Aosta detiene “un vero e proprio record nazionale di 'ragionevole durata' del processo”. Lo ha detto nella mattinata di oggi, lunedì 26 marzo, durante la cerimonia di apertura dell'anno giudiziario, tenutasi alla biblioteca regionale, il presidente della Commissione tributaria regionale della Valle d'Aosta, Roberto Punzo, spiegando che “a fronte di una media nazionale di circa due anni necessari, attualmente, per ciascun grado” del contenzioso fiscale, nella nostra regione “abbiamo raggiunto risultati di gran lunga migliori”.
In particolare, nel 2017, “dal momento della proposizione del ricorso a quello della sentenza sono stati necessari solamente poco più di 5 mesi (160 giorni) in primo grado, e sei mesi, in media, in appello”. E' innegabile che il raggiungimento di tempi del genere “sia stato agevolato dai limitati numeri del nostro contenzioso: nel 2017, in Valle, le sopravvenienze sono state pari a 135 nuovi ricorsi in primo grado e 46 in appello”. Nello scorso anno, 102 le sentenze emesse dalla Commissione Tributaria Provinciale e 45 quelle pronunciate in appello dalla Commissione Tributaria Regionale.
Il presidente Punzo è quindi entrato nel merito degli esiti dei giudizi. Secondo una stima provvisoria, “in primo grado la percentuale di annullamento dell'atto impugnato, da parte della Commissione provinciale, sul totale delle sentenze emesse, è stata di circa il 28%”, mentre nel 13% dei casi si è trattato di annullamenti parziali e, per il 25%, di rigetto integrale. In appello, “le sentenze favorevoli in tutto, o in parte, al contribuente hanno rappresentato circa il 42% del totale”, mentre quelle di “integrale accoglimento dell'appello degli uffici sono state pari al 58%”.
“I numeri di sentenze e ricorsi, obiettivamente modesti, vanno naturalmente rapportati a una popolazione di 126mila abitanti, – ha osservato il Presidente della Commissione, estendendo il ragionamento – e risentono presumibilmente anche dei positivi risultati della 'mediazione'”. Quest'ultima, dall'inizio del 2018 è stata “ampliata a tutte le controversie sino a 50mila euro di valore”, rappresentando un “istituto sicuramente di grande efficacia pratica”.
La conclusione, fatti i confronti con altre realtà affini, è secondo il presidente Punzo confortante: “in Valle d'Aosta, nonostante la crisi economica degli ultimi anni, il rapporto contribuente-enti impositori resta connotato da minore conflittualità”. Certo, “anche le ridotte dimensioni della comunità agevolano il dialogo tra le pubbliche amministrazioni e il cittadino, e portano a risultati di maggiore adempimento collaborativo”. Sull'efficacia della gestione del contenzioso nella regione non pare aver inciso particolarmente “il processo tributario telematico”, che “è diventato operativo da noi solo negli ultimi mesi del 2017”.
Un ruolo lo ha invece interpretato, e continua ad averlo, “l'uso della Pec nelle comunicazioni alle parti, ormai generalizzato sin dal 2011. Tutti noi ce ne siamo resi conto: sono stati azzerati i tempi di notifica degli avvisi di fissazione delle udienze e delle altre comunicazioni inviate dalle segreterie delle commissioni; sono venute meno le lentezze e i disservizi delle notifiche a mezzo del servizio postale”. Peraltro, il processo telematico (che sembra presentare controindicazioni legate alla mole di documenti da spedire, spesso superiore ai limiti imposti dalla tecnologia scelta per la sua implementazione) non ha preso piede nemmeno in altre realtà. I dati ufficiali parlano di un 10.9% di ricorsi a mezzo informatico in Toscana, che scende a 8.42% in Liguria e a 6.63% in Piemonte.
Constatata la confortante situazione valdostana, il presidente Punzo ha chiuso con un campanello d'allarme, analogo a quelli sentiti recentemente da altri organi di giustizia (vedi Tribunale e Corte dei conti): “dati i risultati così positivi è auspicabile che anche per il futuro le attuali Commissioni tributarie rimangano insediate nella nostra regione”. Siccome non è possibile escludere “che in un prossimo futuro emergano nuovamente piani di accorpamento delle sedi, mi permetto di segnalare ai rappresentanti delle istituzioni rappresentative nazionali e regionali gli effetti negativi che comporterebbe ogni possibile 'centralizzazione'. Occorre infatti migliorare e razionalizzare ciò che non va, non quello che invece funziona”.