Al Festival In-Trecci una riflessione su ruolo e ascesa di quattro Cammini italiani

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“Nessun luogo è lontano, in fondo è questo il tema del festival di quest’anno” introduce subito Angelo Pittro, direttore di Lonely Planet Italia, che ha moderato l’incontro “L’Italia dei Cammini”, il secondo appuntamento pomeridiano della seconda giornata del Festival In-Trecci, sabato 2 settembre, nel Cortile del Municipio, in cima al borgo di Bard. 

Tutti gli italiani sembra si siano messi a camminare” continua il moderatore. Lo dicono le statistiche: dopo il Covid il numero di camminatori è notevolmente incrementato e la percentuale di donne ha superato quella degli uomini; infatti se prima della pandemia i camminatori erano metà donne e metà uomini, adesso a prevalere è il tasso femminile, che ha raggiunto il 60 percento.  

I camminatori sono cambiati” ammette a tal proposito Stefano Lorenzi, il referente della Via degli Dei, Cammino che va da Bologna a Firenze. “Qualche anno fa c’erano gli escursionisti, poi il Covid ha stravolto tutto e anche le persone inesperte si sono messe a camminare”. 

I flussi dei camminatori sono una novità per tutti i territori che non siano la Valle d’Aosta” fa notare Alberto Conte, portavoce del Cammino d’Oropa.

Il camminare è l’unica forma di viaggio che usa i cinque sensi” dice ancora Alberto, perché “lo si può toccare, si sente il vento in faccia, si assaggia l’uva dalle vigne, ne si sente il profumo e si ascoltano i rumori. Non è un semplice andare a vedere”. Ma d’altronde, “il grande viaggio lo fai nella dimensione interna” aggiunge, portando il suo esempio: “Nel Cammino d’Oropa non c’è l’aspetto competitivo perché non è un cammino particolarmente sfidante, essendo prevalentemente pianeggiante. Quindi anche gli uomini lo percorrono in modo più ‘femminile, ovvero più profondo, dolce, lento”. Tutti i quattro relatori concordano: è proprio questa la giusta modalità di affrontare un Cammino.

Camminatori: da marziani a consuetudine apprezzata

L'incontro "L'Italia dei Cammini" al Festival In-Trecci
L’incontro “L’Italia dei Cammini” al Festival In-Trecci

Inizialmente i camminatori non erano né ben visti, né ben accolti e nemmeno compresi da chi li vedeva passare. “Dieci anni fa eravamo dei marziani” ironizza Stefano “nessuno voleva questo tipo di turista perché stava una notte sola” spiega. 
Dopodiché il fenomeno si è diffuso, è entrato nella routine degli abitanti fino a essere apprezzato per la sua natura peculiare e genuina. Adesso i “marziani” che percorrono il cammino degli Dei sono 22.000

“Dal punto di vista culturale i tabù si sono rotti” dice anche dal suo punto di vista Marco Giovannelli, direttore del quotidiano VareseNews e portavoce della Via Francisca del Lucomagno, Cammino che si estende da Lugano a Pavia. 

I Cammini uniscono e creano solidarietà, come è successo al quotidiano diretto da Marco che, dopo aver attuato il progetto “Lombardia Coop to Coop”, finalizzato a unire varie coop con un tragitto a piedi, ha riscontrato un impressionante mutamento da parte dell’atteggiamento delle vicine aziende. “Si era creato un sentire comune che ci ha aperto le porte, c’è stata una svolta dal punto di vista culturale”. 

Però, “bisogna distinguere i cammini dai camminatori” specifica Sergio Enrico, rappresentante del Cammino Balteo, esperto di sentieri valdostani e autore del libro “Camminare d’inverno”. Egli ha in particolare notato un elevato aumento di camminatori nel periodo invernale rispetto al passato.

Tuttavia, da quello che lui ha visto, “molte persone percorrono il Cammino Balteo ma la maggior parte fa solo una o due tappe, è raro che facciano il percorso nel suo insieme” e aggiunge, confermando l’opinione dei colleghi: “C’è stato anche un enorme incremento femminile;  ai miei tempi tra i camminatori otto erano uomini e due donne, ora è il contrario!

Quando Alberto ha progettato nel 2012 il Cammino d’Oropa  “nessuno l’aveva filato” ammette. Ma da quando insieme alla moglie ha iniziato investire, con fatica, in segnaletica  e accoglienza, dopo la prima campagna pubblicitaria arrivarono 300 persone contro le 100 aspettate

“Poi nel 2020 abbiamo annunciato che eravamo il primo cammino italiano, essendo tutto all’interno della regione Piemonte, e già in quel fine settimana abbiamo avuto l’invasione piemontese. In cinque mesi si sono contati 1100 passaggi. Sembrava di essere nel Cammino di Santiago!”. Ora, nel 2023, si ha la sicurezza di contare dai 4200 ai 4500 passaggi, che è già un 30% in più rispetto all’anno scorso.

In più, il turismo lento riempie i buchi di stagione, “sopprime la mancanza di clienti nella mezza stagione” osserva Sergio.

All’inizio i camminatori erano visti come strani, adesso la barista li abbraccia, è proprio cambiata l’attitudine nei loro confronti.  Gli operatori turistici non mi parlano dei soldi che fanno grazie ai loro passaggi, ma del fatto che è un pubblico diverso, un pubblico di persone felici“.

Da cosa deriva il successo dei Cammini?

L'incontro "L'Italia dei Cammini" al Festival In-Trecci
L’incontro “L’Italia dei Cammini” al Festival In-Trecci

“Diverse persone hanno fatto il viaggio di nozze percorrendo il cammino degli Dei perché si erano conosciute così” racconta orgoglioso e sincero Stefano Lorenzi “e non solo una coppia, diverse!” ripete. 

Ma come nasce un Cammino? In questo caso, la Via degli Dei era nata negli anni Ottanta da un gruppo di bolognesi. “La loro idea era quella di andare a Firenze a mangiare la fiorentina!” sorride il portavoce, mentre adesso, ovviamente, il Cammino ha preso una connotazione diversa e più profonda.

“Parte del successo è dovuto proprio al fatto che parte da Bologna e arriva a Firenze: due belle città. Poi è un cammino che ha il senso del panorama, perché ogni giorno il paesaggio cambia, si cammina pure sulla sabbia, tra le conchiglie”. Tuttavia, “un Cammino ha il suo fascino anche se non ha peculiarità, anche se congiunge paesini con niente. È proprio questo niente il bello, e quando arrivi il tuo zaino è pieno di ricordi” riconosce Stefano.

Invece per Alberto il successo del Cammino d’Oropa, dopo la sua semplicità e brevità, è dovuto alla sorpresa. “In questo percorso si può vivere un’esperienza inattesa, è un territorio straordinariamente vario e ricco”. 

Percorrendo i Cammini si scopre la vita dell’uomo del passato” interviene Sergio Enrico “si giunge in piccoli villaggi dove c’era il forno, la scuola elementare, la mulattiera… è questa la caratteristica dei Cammini: far conoscere le bellezze che abbiamo”. L’esperto conclude con un’osservazione: si stanno cominciando a vedere camminatori olandesi, belgi, tedeschi che preferiscono le piccole realtà rispetto a quelle più grandi e “classiche” come Courmayeur. E questo è un buon indizio di diffusione e apprezzamento del turismo lento, e insieme di pazienza, perseveranza e progresso.

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