Sono 15 le regioni italiane il cui consumo di suolo stimato al 2023 supera il 5 per cento. Con l’Abruzzo ultima in ordine di tempo a superare la soglia. Come lo scorso anno, i valori percentuali più elevati rimangono quelli della Lombardia (12,19 per cento), del Veneto (11,86) e della Campania (10,57%). La Valle d’Aosta rimane invece la regione con la percentuale più bassa – anche se in lievissima crescita – che si attesta al 2,16 per cento.
A descrivere l’andamento del fenomeno, a livello nazionale, il rapporto redatto da Snpa – il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente – “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” che nell’edizione di quest’anno pubblica le stime relative al 2023. Stime che parlano chiaro: il consumo di suolo in Italia rallenta, ma rimane elevato: 20 ettari ogni 24 ore, sopra la media decennale.
Il confronto tra ripartizioni geografiche conferma i valori più alti di suolo consumato per le due ripartizioni del Nord, peraltro le uniche sopra il valore percentuale nazionale. La Lombardia detiene il primato anche in termini assoluti, con oltre 290mila ettari del suo territorio coperto artificialmente (il 13,5 per cento delle aree artificiali italiane è in questa regione), contro gli appena 7.040 ettari della Valle d’Aosta. Dove, comunque, il consumo di suolo aumenta.
Complessivamente, stando al report, “il consumo di suolo rimane ancora troppo elevato, anche se con una leggera diminuzione rispetto all’anno precedente e continua ad avanzare al ritmo di circa 20 ettari al giorno, ricoprendo nuovi 72,5 km2”. Ovvero, una superficie estesa come tutti gli edifici di Torino, Bologna e Firenze.
Una crescita inferiore rispetto al dato dello scorso anno, “ma che risulta sempre al di sopra della media decennale di 68,7 km2 (2012/22) e solo in piccola parte compensata dal ripristino di aree naturali (poco più di 8 km2, dovuti in gran parte al recupero di aree di cantiere)”. Nel frattempo, cambia la classifica dei comuni “Risparmia suolo”, quelli nei quali, cioè, le trasformazioni della copertura del suolo sono limitate o assenti. Sul podio del 2024 salgono Trieste, Bareggio (MI) e Massa Fermana (FM).
La Valle d’Aosta e la Liguria sono le uniche sotto i 50 ettari. La nostra regione, con +17 ettari, è quella che consuma meno suolo, anche se il report ricorda che ovviamente “va considerata sia la diversa morfologia regionale sia la storica e peculiare evoluzione del territorio nell’interpretare la rilevanza dei valori riscontrati”. Segue la Liguria (+28).
Gli incrementi maggiori per l’ultimo anno si sono verificati in Veneto (+891 ettari), Emilia-Romagna (+815), Lombardia (+780), Campania (+643), Piemonte (+553) e Sicilia (+521). Escludendo le aree ripristinate – l’operazione da cui si ricava il consumo di suolo netto – segnano gli aumenti maggiori Emilia-Romagna (+735 ettari), Lombardia (+728), Campania (+616), Veneto (+609), Piemonte (+533) e Sicilia (+483).
I dati valdostani
A livello regionale, nel 2023, si diceva, la Valle d’Aosta ha visto un consumo di suolo di 7.040 ettari, con percentuale del 2,16. A livello pro capite il suolo “consumato” cuba a 571,72 ettari per metro quadrato, con un consumo di suolo netto di 13 ettari e lordo di 17. A livello pro capite – nel periodo 2022/23 – si parla di 1,04 m2/abitante/anno. La densità di consumo di suolo, sempre contando assieme 2022 e 2023, è stato invece di 0,39 m2 per ettaro.
I comuni valdostani
Stando alle singole schede del report, è Aosta il comune che ha visto il consumo di suolo maggiore nel 2023, con 626 ettari, per una percentuale del 29,25 per cento. A seguire – come nel rapporto dello scorso anno – c’è Quart, dove gli ettari consumati sono 232, e Courmayeur con 218 ettari).
A livello percentuale puro, però, dopo il capoluogo si classifica Pont-Saint-Martin (17,69 per cento), Verrès (14,53 per cento) e Saint-Christophe (11,81 per cento).
Riguardo il suolo consumato pro capite nel 2023, calcolando quindi il rapporto tra metri quadrati consumati e numero di abitanti, al primo posto c’è Valsavarenche (3.496,89 m2/ab), seguita da Rhêmes-Notre-Dame (3.331,65 m2/ab) e Saint-Rhémy-en-Bosses (2.624,85 m2/ab).
Prendendo come riferimento il consumo di suolo nel 2022 e 2023 in cima all’elenco si trova invece Émarèse (2,52 ettari), seguita da Valtournenche (2,26) e Saint-Christophe (2,26). Quasi lo stesso “terzetto” si ritrova nel rapporto tra ettari, abitanti e anno: Émarèse (110.04 m2/ab/anno), Valtournenche (10,35 m2/ab/anno) seguite però da Courmayeur (7,71 m2/ab/anno).
Émarèse si ritrova al primo posto anche sulla densità di consumo di suolo nel 2022/23 riguardo i metri quadri per ettaro, con 24,61 m2/ab. Seguono Saint-Christophe (15,33) e Morgex (2,09).
Effetto “spugna”, ma quanto mi costi?
Dal report emerge, inoltre, che “la perdita dei servizi ecosistemici legata al consumo di suolo non è solo un problema ambientale, ma anche economico: nel 2023 la riduzione dell’effetto spugna, ossia la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico, secondo le stime, costa al Paese oltre 400 milioni di euro all’anno”.
Un “caro suolo” che “si affianca agli altri costi causati dalla perdita dei servizi ecosistemici dovuti alla diminuzione della qualità dell’habitat, alla perdita della produzione agricola, allo stoccaggio di carbonio o alla regolazione del clima”.