L’UTMB lancia il suo piano per ridurre l’impatto ambientale delle gare attorno al Monte Bianco

Dal 2026 chi raggiungerà l'evento con mezzi a basse emissioni avrà il 30% di chance in più di essere sorteggiato, sarà obbligatorio un contributo per compensare le emissioni. L'obiettivo è la riduzione del 20% entro il 2030.
UTMB 2021 - MCC - Photo Franck Oddoux
Ambiente

Vuole essere un processo graduale, passo dopo passo, partendo dal grande evento di Chamonix per arrivare a coinvolgere tutte le gare delle Series: l’UTMB Group ha lanciato il suo piano di azioni per ridurre l’impatto ambientale di un evento che, ogni anno, coinvolge 10.000 atleti, 30.000 visitatori e accompagnatori, volontari, partner, staff e media.

Le azioni, presentate in conferenza stampa, vogliono sì sortire effetti concreti, ma anche lavorare sulla mentalità di chi partecipa alle gare: “correre vicino casa, riscoprire i sentieri più prossimi, passare dal fare trail nella natura a fare trail con la natura”, è la filosofia presentata da Frédéric Lénart, UTMB Group General Manager, Isabelle Poletti, UTMB France Events Director, e Fabrice Perrin, direttore del settore sport e sostenibilità.

“Con le World Series abbiamo portato l’UTMB più vicino a tutti. Da 22 anni siamo un laboratorio di innovazioni, siamo stati pionieri in alcune azioni che oggi sono la quotidianità. L’impegno per limitare l’impatto ambientale è un punto centrale del nostro circuito e della comunità del trail”, dice Poletti. “Il territorio attorno al Monte Bianco è molto sensibile, il cambiamento climatico si fa sentire e lo vediamo ogni giorno”.

L’impatto più grande dell’evento (che ha prodotto 18.600 tonnellate di anidride carbonica nel 2024) arriva dai trasporti e dagli spostamenti, l’88%. Ed è qui che l’UTMB vuole agire. Seguendo l’esempio della Marathon du Mont-Blanc, chi dichiarerà (e poi dimostrerà) di usare mezzi a basso impatto (treni o autobus, ad esempio), avrà un “bonus” del 30% di chance in più di venire sorteggiato. L’applicazione di questo bonus terrà conto delle specificità di ogni paese, per garantire pari opportunità a tutti i partecipanti, indipendentemente dalla loro residenza.

Dapprima continuando a investire in partnership con aziende di trasporti e gli autobus di UTMB Mobility (500.000 euro), e, quest’anno, con il lancio di UTMB GO, piattaforma per aiutare i corridori di tutto il mondo a pianificare il loro viaggio verso la valle del Monte Bianco e gli spostamenti locali, ottimizzando il costo in termini di emissioni di carbonio, senza bisogno dell’auto.

Inoltre, dal 2026 sarà obbligatorio un contributo per compensare le emissioni di CO2 nel viaggio dal domicilio all’evento: “Sappiamo che non si può arrivare a emissioni zero, vogliamo compensare investendo in progetti di sostenibilità. Chi è più vicino compenserà qualche centesimo, chi è più lontano qualche decina o centinaia di euro. Anche organizzazione e partner dovranno versare il contributo”. Nel 2025, grazie ai contributi volontari e a quelli dell’organizzazione sono stati raccolti quasi 25.000 euro, di cui 8.000 provenienti dai corridori, che hanno permesso di sostenere con EcoAct due progetti di transizione agricola in Alta Savoia e un progetto in Brasile. Tutti i fondi raccolti nell’ambito del contributo carbonio saranno gestiti da un organismo indipendente certificato, che supervisionerà l’attuazione di iniziative ambientali.

“L’insieme di queste azioni avrà come effetto di iniziare a porsi delle domande, impegnarci tutti in una strada per migliorare. Cercheremo di capire cosa funziona e cosa no, e cercheremo di diffonderlo negli altri eventi. Studieremo bene i dettagli pratici e presenteremo il piano più preciso nell’autunno, prima dell’apertura delle preiscrizioni per il 2026”.

Alla presentazione erano presenti anche Hillary Gerardi della Pro Trail Runners Association e Benjamin Aïdan di Protect Our Winters che, pur muovendo qualche osservazione sull’equità sociale, si dicono soddisfatti per questo primo passo: “Dobbiamo essere tutti responsabili, abbiamo tutti un ruolo nel futuro del nostro sport. Non si può negare l’impatto del cambiamento climatico sulle montagne e sul nostro sport, e non si può ignorare l’impatto del nostro sport sull’ambiente”.

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