Si è chiuso con un patteggiamento, ad un anno ed otto mesi di reclusione (pena sospesa) ed una multa di 1.000 euro, il processo nei confronti di Franco Vicquéry, 58 anni di Gignod, ex comandante della stazione forestale di Etroubles accusato di alterazione dei sistemi di rilevazione della presenza in servizio e peculato d’uso. L’udienza si è tenuta nella mattinata di oggi, mercoledì 16 settembre, dinanzi al Gup del Tribunale di Aosta, Davide Paladino.
Dalle indagini, coordinate dal pm Luca Ceccanti, i forestali della sezione di Polizia giudiziaria presso la Procura avevano appurato come il collega al tempo attestasse di trovarsi al lavoro anche in momenti in cui era a casa, oltre a fare utilizzo in frangenti non lavorativi dell’auto di servizio. All’accoglimento dell’ipotesi di patteggiamento da parte della Procura ha contribuito il raggiungimento di un accordo sul risarcimento, da parte dell’imputato (difeso dall’avvocato Corrado Bellora), del danno subito dall’amministrazione regionale.
La cifra finale non è nota, ma dalle indagini era emerso un ingiusto profitto per Vicquéry di 1.223 euro (pari ad almeno 41 ore e 9 minuti di attestazioni false, in 27 giorni). Dopo l’arresto dell’allora ispettore forestale nel maggio 2019 (misura venuta meno durante l’inchiesta), l’amministrazione regionale lo aveva licenziato, nel settembre dello scorso anno. Il risarcimento conclusivo, però, include anche il danno d’immagine arrecato all’ente, per il quale la normativa di settore stabilisce un criterio per cui l’entità della somma da versare non può risultare inferiore a sei mensilità della retribuzione goduta dall’interessato.
Negli appostamenti e nei pedinamenti effettuati, i forestali dell’aliquota di polizia giudiziaria avevano documentato come Vicquéry (malgrado l’obbligo di “timbratura”) attestasse manualmente la presenza in servizio anche quando era a fare pranzo, oltre a segnalare un possibile abuso edilizio. L’uso non autorizzato dell’automezzo della stazione forestale avrebbe incluso momenti in cui la stessa era parcheggiata nel garage di casa dell’imputato, che la usava anche per trasportarvi il proprio cane.