Sei anni di carcere ognuno. È la condanna richiesta dal pm Luca Ceccanti, al termine della discussione del processo con rito abbreviato – avvenuta oggi, mercoledì 28 novembre, dinanzi al Gip Davide Paladino – per Josefina Bienvenida Herrera Nunez, parrucchiera di 53 anni, e il suo convivente, Antonino Tripodi, di 55. I due sono imputati di autoriciclaggio e di associazione a delinquere finalizzata alla sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte aggravata.
Secondo le indagini del Gruppo Aosta della Guardia di finanza, la donna, titolare di un salone in via Torino nel capoluogo regionale, non avrebbe versato 230mila euro di imposte dal 2000 al 2016. Alle Fiamme gialle era balzato agli occhi, in un controllo di routine, come la ditta avesse ricevuto 129 cartelle esattoriali, riuscendo a proseguire l’attività. Per i finanzieri, il convivente della donna aveva “messo a disposizione i propri conti correnti per pagare fornitori e dipendenti, riscuotere i corrispettivi e quindi far ‘andare avanti’ il salone”.
Con analisi bancarie e dei flussi di denaro, gli inquirenti erano arrivati a determinare che i due, “tramite svariate ricariche di carte di credito” e “spedendo denaro tramite dei ‘Money Transfer’”, avevano inviato nella Repubblica Dominicana, terra di provenienza dell’imputata, circa 150mila euro, “di fatto sottratti ad onorare i debiti tributari pendenti in Italia”. Le somme finite oltreoceano, per la Procura, sarebbero state investite in un attico, una villa con piscina e due saloni di bellezza.
I legali della coppia, Massimo Balì e Federico Mavilla, hanno chiesto, dal canto loro, l’assoluzione degli imputati, con un’arringa imperniata sull’assenza “degli elementi soggettivi di ogni reato” contestato. In particolare, relativamente all’associazione a delinquere, i due legali non ravvisano nell’imputazione “l’indicazione della terza persona” che avrebbe partecipato al sodalizio criminale e non si rinviene “la fraudolenza nei trasferimenti all’estero”, attuati con “modalità legittime e tracciabili, non di nascosto”.
In merito all’autoriciclaggio (si è trattato della prima indagine in Valle per questa ipotesi delittuosa, introdotta nell’ordinamento italiano nel 2015, ndr.), per Balì e Mavilla, dall’accusa non è poi giunta indicazione certa “dell’attività imprenditoriale svolta” con i denari sottratti al fisco, che sarebbe “stata riferita da una ex dipendente” dell’imputata. L’udienza riprenderà il prossimo 8 gennaio quando, dopo le eventuali repliche e contro-repliche delle parti, il giudice si ritirerà in Camera di consiglio per sentenziare.