Cadavere ritrovato a Fénis, 23enne francese patteggia

Ad Anaëlle Prunier, imputata di distruzione della salma di un informatico di Lione, il Gup del Tribunale ha inflitto due anni di carcere (pena sospesa).
Il luogo in cui è stato ritrovato il cadavere a Fénis
Cronaca

Fu il “giallo” dell’estate 2017 ed oggi, martedì 17 settembre, è arrivata una sentenza. La 23enne francese Anaëlle Prunier ha patteggiato 2 anni di carcere (pena sospesa), dinanzi al Gup Giuseppe Colazingari, per la distruzione del cadavere di Jean-Luc Durand, 52 anni, informatico di Lione. Il corpo senza vita, in parte carbonizzato, era stato ritrovato in una radura a Le Ferreun di Fénis il 19 agosto di due anni fa.

Le indagini erano state condotte dai Carabinieri e coordinate dal pm Eugenia Menichetti. La donna era stata arrestata in Francia, dov’è ancora detenuta, dopo aver confessato l’omicidio dell’uomo, che lei avrebbe incontrato il giorno dopo ferragosto nell’ambito dell’attività di escort occasionale, con cui “arrotondava” le entrate da cameriera. La tesi difensiva della 23enne era stata, sin dall’inizio, che Durand si fosse spinto troppo oltre in un “gioco” sado-maso e lei si fosse difesa.

Dall’attività investigativa dei Carabinieri era emerso che Prunier avesse trasportato il cadavere in Italia, a bordo della Peugeot 306 dell’informatico, attraverso il tunnel del Monte Bianco, con l’idea iniziale di buttarlo in Dora poi abbandonata, a favore del tentativo di bruciare la salma con della benzina contenuta in una tanica trasportata con sé. A fare il macabro ritrovamento a Fénis era stato un uomo a spasso con il suo cane.

I media transalpini avevano rilanciato, lo scorso maggio, i sospetti degli inquirenti francesi rispetto al fatto che la giovane non avesse agito da sola. In una simulazione, Prunier non era riuscita a caricare nel bagagliaio di una vettura un manichino della stazza del deceduto. Da alcune immagini di videosorveglianza catturate in Valle ed ottenute dai Carabinieri (incluso un distributore di benzina) la donna appariva tuttavia sola sul mezzo. Parte dei fatti ha quindi un finale scritto per la giustizia. Il procedimento prosegue in Francia. All’udienza di stamane, la 23enne era difesa dall’avvocato Claudio Maione e dalla collega Marika Devaux, avvocato a Lione e Torino, che segue il caso oltralpe.

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