Casinò: “120 milioni di denaro pubblico sottratti a finalità ben prioritarie”

Le motivazioni della sentenza di condanna a quattro anni emessa il 27 marzo scorso nei confronti dell'ex Au del Casinò Luca Frigerio.
Luca Frigerio, amministratore unico Casinò de la Valle
Cronaca

Piani industriali “irrealizzabili” e bilanci “edulcorati” hanno “tratto in inganno” la Giunta regionale nel suo complesso e il Consiglio regionale portandoli ad erogare finanziamenti per 120 milioni di euro ad un’azienda “prossima all’insolvenza”. E’ quanto scrive il Presidente del Tribunale di Aosta, Eugenio Gramola, nelle motivazioni della sentenza di condanna a quattro anni emessa il 27 marzo scorso nei confronti di Luca Frigerio.
L’ex amministratore unico della Casa da gioco è stato ritenuto colpevole di falso in bilancio e truffa finalizzata al conseguimento di pubbliche erogazioni e condannato ad un risarcimento alla Regione, parte civile nel procedimento, di 120 milioni di euro, oltre ad essere stata prevista la confisca di beni mobili e immobili per 120 milioni di euro.

Negando a Frigerio le attenuanti generiche Gramola sottolinea la “reiterazione nel tempo delle condotte che si appalesano sempre più sfrontate mano a mano che le perdite del Casinò si aggravano”, “il carattere particolarmente insidioso delle stesse, tanto che la stessa società di revisione contabile (Nda la Kpmg) non era riuscita a formulare una valutazione degli elementi portati a giustificazione di una previsione di ritorno agli utili della società” ma soprattutto la “gravità del danno prodotto che ha comportato che 120 milioni di denaro pubblico sono stati sottratti a finalità ben prioritarie (quali sanità, trasporti ecc) rispetto al ritardare lo stato di insolvenza di una casa da gioco”. Infine Gramola ricorda come il reato non ha “nemmeno portato al risanamento, pur senza restituzione delle somme erogate, dal Casinò che, viceversa, oggi è sottoposto a procedura concorsuale” e “l’assenza di qualsiasi forma di pentimento” e di ravvedimento.

Tutto ruota attorno alle imposte anticipate che possono essere iscritte come posta attiva in bilancio solo se “sia fondatamente prevedibile che nel giro di un tempo ragionevole, si realizzi un ritorno all’utile dell’impresa, per un’entità tale da assorbire le imposte anticipate”. Previsioni, contenute nei piani industriali redatti da Frigerio, che delineavano per il 2014 utili per 93 milioni di euro e per il 2015 di quasi 100 milioni di euro, tali da poter assorbire le imposte anticipate.

“Ciò che stupisce – sottolinea nelle motivazioni Gramola – è che tali cifre siano indicate senza motivazione alcuna: sembrano più frutto della mera potestà predittiva dell’amministratore delegato del Casinò che di uno studio dotato di un minimo di concretezza, in grado di specificare perché, pur a fronte di una situazione generale di crisi economica, di una più specifica situazione di crisi del gioco presso i casinò, che hanno sostanzialmente perso la precedente posizione di monopolio nel settore del gioco d’azzardo, si sia invece previsto un continuo e cospicuo incremento degli introiti del casinò”.

La realtà, infatti, fu ben diversa. Nel 2014 il Casinò registrò una perdita di esercizio reale di 41,6 milioni di euro (“con una percentuale di perdite occultate del 54,05%”).
Il giudizio di Gramola è quindi perentorio: “I piani industriali redatti dal Casinò si caratterizzano per il loro spessore esclusivamente cartaceo”.

Alla Giunta regionale e al Consiglio non sono, quindi, stati “esposti dati veritieri”. A mettere in luce la “conoscenza approssimativa della situazione economica del Casinò” da parte dei consiglieri regionali è, spiega ancora Gramola, l’esame delle dichiarazioni fatte dagli stessi nel 2012 in occasione “della discussione concernente la situazione del Casinò, e le delibere da adottarsi per disporre i finanziamenti, presentati come necessari”. Conoscenza basata sostanzialmente “su quanto veniva rappresentato dall’Assessore al bilancio, dal presidente della regione e dall’Amministratore unico del Casinò”.

Ad eccezione del consigliere Elso Gerandin – “l’unica voce che specificamente e motivatamente, soprattutto quanto all’ultimo finanziamento, si è opposta” – “appare chiaro che, in parte per fiducia nella propria maggioranza, in parte per mancanza di tempo, in parte, ancora, per l’impossibilità di procurarsi documentazione per allegate ragioni di privacy, in parte, infine per la mancanza di strumenti tecnici, ben di rado si siano levate voci di dissenso rispetto ai reiterati, onerosissimi e economicamente ingiustificati finanziamenti al Casinò”.

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