“Credo si sia trattato di una bravata”. Un commerciante del centro storico di Aosta ha commentato così, rispondendo alle domande del pubblico ministero Sara Pezzetto, i fatti verificatisi in una notte dell’ottobre 2014, per cui stamattina sono comparsi a processo cinque giovani tra i 20 e i 22 anni, imputati di furto, danneggiamento e disturbo della quiete pubblica.
Una dichiarazione che ha portato, come altri elementi del dibattimento, al ridimensionamento delle contestazioni a loro carico, tanto che il giudice monocratico Marco Tornatore li ha mandati assolti per le prime due accuse ed ha dichiarato il "non doversi procedere", per intervenuta oblazione, relativamente agli schiamazzi, per quattro dei cinque, assolvendo inoltre il quinto.
Quella notte, una pattuglia dei Carabinieri era stata inviata dalla centrale operativa dell’Arma in via Vevey, nei pressi di un negozio di abbigliamento, dopo la chiamata da una cittadina che aveva segnalato "dei cassonetti in fiamme". "Giunti sul posto – ha ricordato in aula uno dei militari intervenuti – non abbiamo trovato nulla che bruciasse, ma erano presenti una ventina di ragazzi, che si sono dati alla fuga. Siamo riusciti ad identificarne sette".
La dinamica dei fatti ha preso corpo quando i Carabinieri, settimane dopo, hanno acquisito delle fotografie scattate da un testimone. Sessantasette immagini che hanno fatto scattare la denuncia per tredici persone (alcune delle quali, in ragione della minore età, alla Procura presso il Tribunale dei minori di Torino).
Stamattina, in aula, il commerciante ha detto al Pubblico ministero che "in quelle foto si vedono i giovani tentare di spingere la porta del negozio. Non stavano tentando di entrare, non l’hanno danneggiata, è pesante. Poi, danno fuoco a una pianta accanto all’ingresso, ma giusto ai bordi delle foglie".
Al pm Pezzetto, considerato il dibattimento, non è rimasto che chiedere per tutti gli imputati l’assoluzione dalle accuse di furto e danneggiamento, oltre al non doversi procedere, per quattro dei cinque, per gli schiamazzi, vista l’effettuata oblazione. Richieste alle quali si sono associati i difensori, con l’eccezione dell’avvocato Filippo Vaccino, che – assistendo il quinto imputato per schiamazzi – ha precisato: "non era nemmeno presente all’arrivo della pattuglia. Passava e si è fermato a salutare alcuni amici. Sarà rimasto lì trenta secondi, quanto è bastato finire in una delle foto". Linea che ha convinto fino in fondo il giudice Tornatore, che ha sentenziato a totale discolpa dei giovani.