Condannato a due mesi per l’aggressione a Luca Jurman, ex vocal coach di “Amici”

Depenalizzati dalla recente riforma due dei tre reati di cui era imputato, il giudice monocratico Paola Cordero ha inflitto una condanna a due mesi per lesioni al quarantottenne Fabrizio Di Marco, di Roma. I fatti risalgono al marzo 2012.
Luca Jurman
Cronaca

La recente riforma ha ridimensionato parecchio le conseguenze cui Fabrizio Di Marco, 48 anni di Roma, andrà incontro per l’aggressione, avvenuta in Valle d’Aosta, ai danni di Luca Jurman, l’ex "vocal coach" del programma televisivo "Amici", condotto da Maria De Filippi. A carico dell’imputato vi erano tre accuse: ingiurie, danneggiamento e lesioni. Le prime due, però, sono state depenalizzate dal Parlamento, quindi nell’udienza conclusiva tenutasi stamattina è scattata l’assoluzione "perché il fatto non è previsto dalla legge come reato". Per la terza, il giudice monocratico Paola Cordero l’ha condannato a due mesi di reclusione. In più, Di Marco dovrà risarcire il pianista-cantante con una somma da definire in un separato giudizio civile.

La vicenda risale all’11 marzo 2012. Jurman è in auto sull’autostrada A5, assieme a due allieve. Sono le 17 e il traffico, a pochi chilometri da Aosta, è quello intenso del "dopo sci". Il musicista rallenta e Di Marco, secondo quanto emerso in aula, reagisce iniziando a guidare in "maniera pericolosa". Le scaramucce tra i due continuano ed è dopo un gesto di Jurman che l’altro automobilista gli taglia la strada. L’artista scende e la lite degenera in aggressione, con l’autore del brano "Sorrisi Is Magic" che riporta una lesione al mignolo sinistro (valutata in pronto soccorso con dodici giorni di prognosi), oltre a venire insultato e vedere la sua auto presa a calci.

Per il pubblico ministero, Cinzia Virota, la ricostruzione dei fatti è stata confermata da più testimoni, tanto da non lasciare dubbi sulla responsabilità dell’imputato. Da ciò, la richiesta di condanna a tre mesi per l’unico dei tre capi d’imputazione rimasto rilevante penalmente. Una visione alla quale si è associato anche l’avvocato che ha rappresentato in aula Luca Jurman, costituitosi parte civile nel procedimento: "la lesione al dito sembrerà un fatto banale, – ha detto – ma per l’attività professionale del mio assistito è stata un danno".

La difesa, sostenuta dall’avvocato Silvia Parisi del foro di Roma, ha ribattuto avanzando dubbi sulla dinamica dei fatti. "L’imputato sostiene di essersi semplicemente spintonato con Jurman. – ha spiegato – Le dipendenti del casello autostradale sentite in merito hanno parlato di due persone che si prendevano a pugni, ma l’episodio, secondo loro, è durato un attimo. Come è possibile che una lesione superiore venga generata da un evento tanto breve?". A ciò, ha affiancato considerazioni sul fatto che "non parliamo né di un concertista, né di un pianista di fama internazionale", tanto che meno di venti giorni dopo "aveva già riacquisito la funzionalità del dito e fatto fronte ad impegni professionali". Motivazioni che, però, il giudice Cordero non ha ritenuto sufficienti per superare la responsabilità dell’imputato.

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