E tre. Un nuovo sequestro si aggiunge a quelli eseguiti sinora nell’ambito dell’inchiesta “Do Ut Des”, riguardante un giro di corruzione in appalti pubblici, in particolare al comune di Valtournenche. Il Gip Giuseppe Colazingari ha infatti disposto, accogliendo la richiesta del pm Luca Ceccanti, di “mettere i sigilli” a circa 70mila euro di beni a Fabio Chiavazza, il funzionario comunale arrestato lo scorso 20 novembre, considerato il “pivot” del “sistema” messo a nudo dell’indagine. La misura preventiva è stata eseguita oggi, venerdì 30 novembre, e tra gli immobili sequestrati vi è anche un garage.
La somma, nella ricostruzione degli inquirenti, sarebbe il frutto della concussione del geometra nei confronti di un impresario edile (che, per i Carabinieri, sarebbe stato letteralmente “taglieggiato” dal tecnico, dietro la minaccia di revocargli un lavoro legittimamente ottenuto, nel 2014), nonché della corruzione del funzionario, da parte dei soci dell’impresa edile Edilvu (Ivan Vuillermin, Loreno Vuillermin e Renza Dondeynaz, ai “domiciliari”), per aggiudicarsi le gare che la Procura ritiene essere state “pilotate”.
Nei due casi, i versamenti sarebbero stati compiuti in totale trasparenza, con assegni e bonifici, perché – è la tesi dell’accusa – Chiavazza li avrebbe “mascherati” da vendite di materiali ed attrezzature, emettendo fatture di una società immobiliare, la “CMP Srl”, cui partecipava. Quelle operazioni, tuttavia, anche secondo il giudice Colazingari, che le ha indicate come elemento indiziario degno di nota nell’ordinanza di custodia cautelare, sarebbero inesistenti, costituendo la “lavanderia” del denaro delle tangenti.
Gli altri due sequestri operati sinora dai Carabinieri nell’inchiesta, dopo il “semaforo verde” del Gip, riguardano la scuola media di Crétaz, a Valtournenche e la somma (interamente reperita sui conti correnti nella disponibilità dei soci) di poco meno di trecentomila euro alla Edilvu. Nel primo caso, lo stabile era stato al centro di una delle gare pubbliche oggetto delle indagini, e la Procura intende verificare aspetti di pubblica incolumità rispetto allo svolgimento dei lavori. Nell’altro, si tratta dell’importo degli appalti che, nella ricostruzione dell’Arma e dell’ufficio inquirente diretto da Paolo Fortuna, l’azienda della bassa valle si sarebbe garantita corrompendo Chiavazza.