Corruzione Vda, “nessuna irregolarità” per le difese di imprenditori e artigiani

Le contestazioni a quattro imputati ruotano attorno a lavori commissionati dal Forte di Bard e ad interventi di ristrutturazione in casa dell’allora consigliere delegato, Gabriele Accornero.
L'aula dell'udienza, in una pausa.
Cronaca

Si susseguono al Tribunale di Aosta le udienze del procedimento con rito abbreviato, nato dalle indagini dei Carabinieri del Reparto Operativo su un presunto giro di corruzione nell’ambito delle partecipate regionali. Oggi, giovedì 14 marzo, si sono espresse, chiedendo al Gup Paolo De Paola l’assoluzione per i rispettivi assistiti, le difese dei quattro artigiani ed imprenditori finiti a processo assieme all’ex presidente della Regione Augusto Rollandin, al titolare del “Caseificio Valdostano” Gerardo Cuomo e al già manager Finaosta Gabriele Accornero.

Legate alle funzioni di consigliere delegato del Forte di Bard rivestite da quest’ultimo, all’epoca dei fatti, sono le imputazioni per il libero professionista Simone D’Anello (31 anni, di Aosta) l’artigiano edile Salvatore D’Anello (45, Aosta), l’imprenditore Davide Bochet (50, Saint-Pierre) e l’artigiano Francesco Maruca (43, Saint-Christophe). Le contestazioni, mosse a vario titolo dalla Procura, includono la turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e il concorso in corruzione continuata.

Secondo l’accusa, rappresentata in aula dal pm Luca Ceccanti, Accornero avrebbe assegnato “significativi” lavori commissionati dal Forte (come il rifacimento del sistema idraulico dell’Opera Fernando e della scala d’accesso al museo delle Alpi, rispettivamente degli importi di 80mila e 40mila euro) “ad amici, anche attraverso la presentazione di preventivi fasulli presentati dagli stessi imprenditori a cui poi sono stati affidati i lavori, ricevendo” utilità rappresentate da interventi degli stessi “presso la sua abitazione di Porossan”.

La pena più elevata (3 anni di carcere) è stata invocata dal Pubblico ministero per Simone D’Anello, ma secondo l’avvocato Federica Gilliavod, che lo assiste, “non è stato dimostrato nessun elemento costitutivo del reato”, né di corruzione, né di turbativa d’asta, “anche per la recente giurisprudenza, che non la ritiene applicabile” nel caso di opere in affido diretto. “Tutti i lavori in casa di Accornero – ha concluso il legale – sono congrui e sono stati regolarmente pagati”.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’avvocato Laura Marozzo, difensore di Francesco Maruca (per il quale l’accusa ha chiesto 6 mesi di reclusione). L’artigiano, che per il legale “non si è prestato a nulla” e sarebbe stato coinvolto nella vicenda “per uno spiacevole equivoco” – “ha presentato e inviato un preventivo chiesto dal Forte di Bard, come accade in tutti i casi di affidamento diretto dei lavori”. Nell’arringa odierna, “abbiamo provato a chiarire l’equivoco e confidiamo nel fatto che il giudice abbia compreso”.

All’avvocato Ascanio Donadio non “pare ci siano motivi per accusare seriamente il signor Salvatore D’Anello”, da lui rappresentato (e per cui il pm ha avanzato una richiesta di 2 anni e 10 mesi di condanna), “che si è limitato a svolgere il proprio lavoro, correttamente, sia al Forte di Bard, che presso casa Accornero”. Non solo tra l’artigiano e l’allora manager non è intercorso “nessun accordo”, ma nemmeno “nessun contatto”. “Insistiamo – ha chiuso l’avvocato – perché i fatti contestati sono assolutamente insussistenti”.

Infine, l’avvocato Andrea Balducci, nel difendere Davide Bochet, finito nel filone dell’indagine sull’Opera Fernando, ha insistito sul fatto che dagli atti non emerga “la prova di alcun accordo” tra l’imputato e l’allora Consigliere delegato della fortezza. Stando al pm Ceccanti, l’intesa tra le parti si sarebbe sostanziata attraverso “il frazionamento dei lavori, la falsa attestazione di urgenza e la collusione sul preventivo”, ma per il legale “non c’è la prova” su nessuno dei tre aspetti e “cadendo l’accordo, cade tutto”. Per questo, dopo aver prodotto alcuni documenti e aver specificato il contenuto di altri atti già presenti nel fascicolo, ha chiesto “l’assoluzione con la formula più ampia”.

Le udienze future sono fissate per la prossima settimana, mercoledì 20 e giovedì 21. Sarà il momento delle difese delle posizioni più delicate, quelle di Gabriele Accornero (rappresentato dagli avvocati Corrado Bellora e Guido Furgiuele) e Gerardo Cuomo (difeso dai legali Maria Rita Bagalà e Gilberto Lozzi). Ai due, assieme all’ex presidente Rollandin (il cui team difensivo ha già condotto ieri, mercoledì 13, la sua arringa), la Procura contesta l’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione continuata per plurimi atti contrari ai doveri d’ufficio. La sentenza è attesa per il 28 marzo.

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