Le spese sostenute dal gruppo consiliare del Popolo delle Libertà furono legittime e funzionali.
È stato questo l’elemento base dell’arringa difensiva, durata oltre tre ore e mezza, tenuta dal professor Enrico Grosso, difensore di Massimo Lattanzi, presente in aula assieme all’ex consigliere Anacleto Benin.
Molti i punti toccati dalla difesa nelle lunga disamina, compreso il riferimento alla ‘Sentenza Tretter’ emanata dalla Corte di Cassazione nella quale si è evidenziato come i gruppi consiliari abbiano anche una funzione politica e non solamente istituzionale, con viaggi fatti per raccogliere sul territorio le istanze da presentare in Consiglio regionale.
Altro elemento impugnato dalla difesa del Pdl ha riguardato il valore legale del verbale di deliberazione dell’ufficio di presidenza del 27 luglio 1998 che obbligava i consiglieri a custodire per tre anni le ricevute fiscali e gli scontrini che attestassero le spese affrontate, fattore ritenuto privo di valore dalla difesa.
L’udienza, sospesa dalle 13 alle 13,30, ha lasciato gli avvocati difensori fiduciosi: “Credo che abbiamo dimostrato – ha spiegato l’avvocato Enrico Grosso ai cronisti – che le spese fatte fossero tutte funzionali, legittimamente organizzate ed i costi sostenibili. I consiglieri possono avvalersi di collaboratori e tutti i viaggi a Roma sono giustificati, fatti per difendere gli interessi della Valle d’Aosta. Ora siamo fiduciosi, ci rimettiamo alla competenza del Giudice”.
Sulla stessa linea l’avvocato di Alberto Zucchi, Andrea Bertolino: "I voli Torino/Roma del mio assistito – ha spiegato – erano tutti fatti nell’interesse della Regione. Abbiamo prodotto un documento dove pensiamo di aver spiegato tutti, perché tutto è stato caratterizzato dalla massima trasparenza", come pure Paolo Pacciani, avvocato difensore di Tibaldi e Benin: "Tutte le spese sono ampiamente giustificate per attività istituzionali. Troviamo inammissibile la richiesta di condanna dal momento che all’epoca la legge non pretendeva l’obbligo di certificazione e conservazione dei giustificativi di spesa. Le spese poi passavano al vaglio del capogruppo e dell’Ufficio di Presidenza che non hanno mai riscontrato alcuna anomalia".
I rimborsi contestati dalla Procura al Pdl ammontano a 225.400 euro, 134.000 per peculato e 91.400 per finanziamento illecito al partito oltre ai 55.400 considerati indebita percezione di contributi pubblici.