Per non perdere il posto da controllori al Casinò di Saint-Vincent, dopo che l’Amministrazione regionale aveva avviato le procedure mirate a trasferirli in altre strutture, si erano rivolti al Tribunale amministrativo regionale. La sentenza, lo scorso 23 gennaio, aveva spento le loro speranze, perché il ricorso al “Piano di riduzione della dotazione organica” approvato dalla Giunta nel febbraio 2015 (ed agli atti conseguenti di spostamento dei dipendenti) era stato rigettato, dichiarando legittimi i provvedimenti della Regione nei loro confronti.
Ora, per uno degli undici, si riaprono tuttavia le porte della Casa da gioco. Il giudice del lavoro Eugenio Gramola, dinanzi al quale l’uomo ha intentato causa – subito dopo essere divenuto, dal 6 giugno 2016, assistente amministrativo-contabile della stazione unica appaltante “programmazione lavori pubblici” – ha condannato l’Amministrazione regionale a riassegnare immediatamente l’uomo alle mansioni originarie di controllore al Casinò.
Non solo. Per effetto della sentenza emessa dopo l’udienza dello scorso 31 marzo, al ricorrente la Regione dovrà anche risarcire i danni patiti con il trasferimento, vale a dire 1321,67 Euro mensili, dal giugno 2016 al momento dell’effettivo ritorno in servizio a Saint-Vincent. Considerando che, in esecuzione della decisione del giudice (ma riservandosi di impugnarla), la Giunta regionale ha deliberato, in una delle ultime sedute, di far decorrere la restituzione del posto dal 19 aprile di quest’anno, in tutto sono 23 mesi, per un totale che supera i 30mila Euro.
A far ritenere illegittimo il trasferimento operato, il fatto che lo stesso sia stato “adottato in danno di un dipendente con figlio minore di tre anni”. La previsione a favore dei genitori di neonati, che avrebbe dovuto impedire lo spostamento, è contenuta in un decreto legislativo del 2001, una norma dello Stato che – secondo quanto eccepito dal difensore della Regione, l’avvocato Paolo Tosi – non poteva però applicarsi ai rapporti di lavoro in Valle d’Aosta, in quanto “materia nella quale la Regione ha potestà legislativa”.
Tale tesi è stata ritenuta infondata dal magistrato, che ha visto nella prescrizione legislativa un aspetto non “solo di natura assistenziale, ma anche economica”, dal momento che le “esigenze del minore in tenerissima età vengono pregiudicate, e gravemente, anche da un’improvvisa riduzione della capacità economica dei genitori, che eventualmente si ricolleghi ad un provvedimento di trasferimento”.
In particolare, dalle testimonianze rese durante il procedimento, era emerso come, a seguito del trasferimento, la moglie dell’ex controllore, che aveva inizialmente lasciato un lavoro in Spagna, fosse dovuta rientrare nel Paese d’origine con il bambino, per riprendere il posto, perché era impossibile che tre persone (tra le quali un neonato) si sostentassero con lo stipendio decurtato delle indennità derivanti dalle funzioni rivestite alla Casa da gioco. Uno smembramento familiare, conseguenza di un'inosservanza legislativa, che, per il giudice, ha configurato l’illegittima condotta della Regione.