Inquinamento ambientale, due cave di “pietra verde” sotto sequestro

Nell’inchiesta di Procura e Carabinieri, tredici gli indagati per ipotesi di reato che nascono dal rinvenimento di sostanze riconducibili all’amianto nel materiale prodotto nelle cave, ad Issogne. Contestate anche violazioni sulla sicurezza dei lavoratori.
Caserma dei Carabinieri
Cronaca

Due cave di “pietra verde” ad Issogne (e relativi macchinari) sotto sequestro preventivo e tredici indagati, per ipotesi di reato che – contestate a vario titolo – spaziano dall’inquinamento ambientale (semplice e colposo) alla gestione di rifiuti pericolosi non autorizzata e alla frode in commercio. Sono i tratti salienti di un’indagine della Procura di Aosta legata all’ipotizzata presenza di sostanze riconducibili all’amianto nel materiale estratto nei due siti cui i Carabinieri hanno posto i sigilli ieri, lunedì 24 febbraio.

L’inchiesta ha preso il via lo scorso ottobre, quando la segnalazione di un ente pubblico è stata inoltrata all’Arma. Nei primi accertamenti  si sarebbero rinvenute “fibre di materiale pericoloso all’interno di pietrisco prodotto” nella cava dei fratelli Renato e Marino Dal Bosco e le investigazioni si sono poi estese anche ad un secondo sito – la “Cava Priod” (gestita però da una società diversa da quella che l’aveva storicamente in esercizio) – non lontano dal primo esaminato. L’ufficio inquirente ne ha richiesto il sequestro preventivo al Gip Davide Paladino, che lo ha concesso. I militari del nucleo investigativo e del Nucleo Operativo Ecologico Carabinieri di Torino hanno quindi “ricostruito in modo dettagliato la filiera produttiva del materiale lapideo”.

Le indagini si sono così estese al resto d’Italia, alla ricerca dei passaggi della lavorazione della “pietra verde”, utilizzata soprattutto per la realizzazione di decorazioni in edilizia e per l’ornamento di giardini. E’ infatti previsto dalle norme in materia che, per ogni successiva trasformazione, vada svolto un accertamento sul materiale, in cui è presente una componente naturale di amianto. Il punto è nella concentrazione e l’ipotesi degli inquirenti è che, in alcuni casi, tali verifiche non siano avvenute secondo i crismi.

E’ il motivo per cui alcuni degli attuali iscritti nel registro degli indagati sono di aziende e attività fuori Valle, a seguito dell’emergere “di un quadro indiziario da cui emergerebbe che tale materiale sarebbe stato estratto e commercializzato senza il rispetto delle norme di sicurezza”, unitamente all’assenza dell’effettuazione di controlli, anche a livello amministrativo, riguardo alla presenza delle sostanze pericolose. Tra gli indagati, anche un dirigente dell’amministrazione regionale, il responsabile della struttura Economia circolare, rifiuti, bonifica e attività estrattive dell’Assessorato Opere pubbliche, territorio e ambiente, Luigi Pietro Bianchetti.

Le investigazioni sono avviate verso la conclusione: è in corso la misurazione della quantità di materiali potenzialmente pericolosi. Gli accertamenti tecnici sono affidati all’ARPA Liguria, mentre a supportare i militari nelle attività investigative è stata l’ARPA della Valle d’Aosta. Nell’inchiesta sarebbero poi emerse violazioni in tema di sicurezza dei lavoratori, aspetto per cui gli inquirenti si sono avvalsi della collaborazione dell’ARPA Piemonte – Centro regionale amianto e della Struttura Complessa di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di lavoro dell’Usl della Valle d’Aosta.

Nell’ambito delle attività fuori dalla Valle, il Noe dei Carabinieri ha svolto perquisizioni e sequestri probatori in oltre 90 punti sul territorio nazionale, al fine di individuare e bloccare la diffusione del materiale potenzialmente pericoloso. I reati ipotizzati nell’inchiesta, coordinata dal pm Giovanni Roteglia, sono la rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, l’inquinamento ambientale, l’inquinamento ambientale colposo, la frode in commercio, l’attività di gestione di rifiuti pericolosi non autorizzata e violazioni in materia di sicurezza e salute dei lavoratori nelle industrie estrattive a cielo aperto o sotterranee.

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