Dall’omelia di don Michel Ottin emergono speranza, attesa, senso di comunità lungo il cammino della vita. Un cammino troppo corto, quello di Andrea Susanna, durato appena 46 anni ed interrotto da un incidente in parapendio, che oggi è stato salutato da tutta la sua gente: dalla famiglia, dagli amici, dai colleghi vigili del fuoco in divisa, dal suo gruppo di percussioni Tamtando in felpa arancione, dai gressaen.
Un senso di appartenenza forte legava Andrea a chi gli stava intorno, come dimostra l’esibizione musicale dei Tamtando in suo onore ed il tamburo con le loro firme, o il casco da pompiere posato sulla bara fuori dalla chiesa parrocchiale di Gressan prima del funerale. Una chiesa gremita, con i vigili del fuoco pronti ad intervenire in due casi di persone che si sono sentite male.
“Quando la morte arriva in un momento impensato ed in un modo così diverso, ci colpisce di più. È però importante vederla sempre come una porta che si apre all’incontro con Dio”, sono state le prime parole di don Michel Ottin. “Quando qualcuno viene a mancare vale la pena fermarci e farci delle domande. Spesso misuriamo l’entità di una vita dalla lunghezza dei giorni, ma non è la lunghezza che fa grande il cammino, bensì quello che ci poniamo dentro. Il presente non ci basta mai, siamo sempre in attesa di qualcos’altro di più grande, abbiamo quasi il desiderio del cielo”.
Nel suo cammino Andrea Susanna ha incontrato tante persone ed ha fatto con loro un pezzo di strada significativo, rafforzando quella speranza e quel senso di comunità di cui parlava don Ottin.