Era diretto in Spagna, più precisamente a Barcellona, e per fare da autista di quel “trasferimento” gli erano stati promessi 500 euro, da riscuotere al ritorno in Italia, una volta consegnato il “carico”. È quanto ha raccontato al pubblico ministero Eugenia Menichetti, che lo ha interrogato stamane in carcere a Brissogne, il 50enne romeno arrestato ieri, giovedì 17 gennaio, al Traforo del Monte Bianco dopo essere stato trovato al volante di un furgone sul quale viaggiavano, stipati nel vano, ventisei migranti asiatici non in regola per l’ingresso in Francia.
Un Iveco Daily, che risulta essere stato noleggiato a Torino, destinato al trasporto di merci. Pertanto, senza finestrini e senza sedili nella parte posteriore. Una sistemazione impensabile per quel numero di persone, con una distanza da percorrere che, se il viaggio non fosse stato interrotto dalla Polizia di frontiera, avrebbe potuto anche tramutarsi in tragedia. Dopo l’identificazione, la maggior parte dei trasportati (ventitré) è risultata essere pakistana, assieme a due indiani e un bengalese. Nel girone infernale, tra gli ammassati, persino due minori, ancora sedicenni.
L’aver sottoposto altre persone a trattamento inumano o degradante è proprio una delle sei aggravanti del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che il pm contesta all’arrestato, difeso dall’avvocato Genny Bouc. Le altre sono relative all’aver esposto i passeggeri del mezzo a un pericolo per l’incolumità personale, all’aver effettuato il “viaggio” per scopo di profitto e alla minorata difesa dei trasportati.
Il conducente del furgone ha sostenuto di essere stato contattato per uno spostamento di mobili, come già fatto in passato. Sull’identità dei “datori di lavoro”, e sulla “tariffa” pagata dai migranti, si concentrano le indagini della Procura in queste ore. Il pm Menichetti non esclude di sentire, da domani (quando inizieranno anche le udienze di convalida dei fermi, dinanzi al Gip), gli altri tre presunti “passeur” arrestati sulle due monovolume che viaggiavano in gruppo con il Daily e che hanno concluso la loro corsa a Courmayeur: un iracheno 30enne e due pakistani, di 51 e 43 anni.
L’ultimo, in particolare, per quanto non alla guida, è stato trovato in possesso di documentazione relativa a movimentazioni di denaro (nell’operazione sono stati sequestrati anche 750 euro) e di fotocopie di documenti dei trentotto migranti (oltre al furgone, su una Renault Trafic viaggiavano sette pakistani e su una Volkswagen Touran cinque iracheni di etnia curda). Un insieme di elementi che persuade gli inquirenti dell’esistenza di un’organizzazione dei “trasporti”, alla stregua di quanto emerso da una recente operazione della Guardia di finanza di Lodi.
Anche in quel caso, per cui sono scattati dieci arresti, a carico di persone in parte già note alla Procura di Aosta per essere state “pizzicate” varie volte in Valle, l’“epicentro” dei passaggi era il Tunnel del Monte Bianco. Una porta sulle vallate alpine dell’Alta Savoia, che sembra essere sempre più “gettonata” dai trafficanti di esseri umani, per traffici alimentati dalla disperazione di chi insegue un futuro privatogli dall’essere nato in un angolo di mondo che non ha scelto.