Lo incontri al suo primo giorno da questore in Valle d’Aosta, nell’ufficio lasciato da Maurizio Celia dopo sei anni e mezzo, e ti dici che quel dirigente in completo scuro, con i suoi cinquantacinque anni, di cui ventidue trascorsi a Milano, all’ombra della Madonnina, non è uno “sbirro” uscito dagli anni settanta e da un “poliziottesco” di Stelvio Cipriani, né un “cybercop” di ultima generazione, di quelli che sempre più piacciono anche in Italia.
Ascoltando Pietro Ostuni, la sensazione è, piuttosto, di avere davanti un timoniere dalle idee estremamente chiare, rese ancor più solide dalla conoscenza delle norme e dell’Amministrazione in cui lavora dal 1988. Lo intuisci quando esordisce ringraziando “il Capo della Polizia per la nomina” che ritiene “un onore e un privilegio”, così come “il dottor Celia, che tanto ha fatto per la Valle d’Aosta”, ma anche quando racconta delle due regolarizzazioni di cittadini extracomunitari affrontate in Lombardia, da capo dell’Ufficio immigrazione, con centocinquantamila persone interessate dai provvedimenti.
Da Capo di gabinetto della questura di via Fatebenefratelli, ha imparato l’attenzione alla forma, ma anche che senza sostanza i risultati, quelli con cui il Dipartimento nutre le statistiche, non arrivano. Per questo, “stamattina ho fatto un primo giro degli uffici, trovando una questura ben organizzata. Ho anche fatto una prima riunione informativa con i colleghi dirigenti. Si terrà tutti i giorni. Oggi, inoltre, incontrerò il Presidente della Regione, il Sindaco, i colleghi delle altre forze dell’ordine e il Procuratore”.
Tutto in un giorno, tanto in un giorno. Sì, perché “credo nel lavoro di squadra, nel territorio da controllare, ma anche nel tenere sotto controllo il territorio. I fenomeni non devono sopravanzare noi, ma il contrario”. L’obiettivo ideale di ogni “addetto ai lavori” della sicurezza, ma come fare? “La nostra mission è il bene della gente: andremo sul territorio, nelle scuole, parleremo con tutti. Porte sempre aperte: quello che può sembrare il piccolo problema di un cittadino può essere, in realtà, davvero grosso. Va ascoltato. Parleremo con i commercianti, condivideremo le informazioni”.
Confessa di non conoscere la Valle d’Aosta, ma “sapendo da qualche tempo che sarei venuto qui, ho ‘studiato’ la forma dell’Amministrazione pubblica, viste le competenze anche prefettizie del Presidente della Regione”. Sulla situazione, dal punto di vista dell’attività di Polizia, sottolinea “che questa è una realtà sana, ma non bisogna sedersi”. Lo dice pensando, tra l’altro, “alle due interdittive antimafia emanate, i cui ricorsi dei destinatari sono stati respinti dal Tar e uno continua al Consiglio di Stato: massimo impegno verso qualsiasi fenomeno”.
“Expo 2015”, finita lo scorso ottobre, e il coordinamento dell’ordine pubblico dell’evento, affidatogli dal Ministero quale primo incarico da dirigente superiore, lo hanno convinto ancora di più che “uniti si vince” e, nel piccolo della Valle, la visita al Centro Operativo Misto allestito per la fiera di Sant’Orso, avvenuta ieri pomeriggio (“velocemente, perché lì stavano lavorando”), gli ha fatto notare una “ottima organizzazione”.
Più di tutto, però, quest’uomo chiamato a gestire la sicurezza in una regione ove abitano meno degli abitanti di un quartiere della città da cui proviene, si è detto stupito che “ieri sera, passeggiando, tre diverse persone, incontrandomi, mi abbiano detto ‘buonasera dottore’. Vi fa onore. Mi sono sentito a mio agio ed è la condizione migliore per fare un buon lavoro”. Chiare, le idee di Pietro Ostuni sono chiare. Quanto si fermerà in Valle, quello che il suo stesso predecessore ha definito “un grande funzionario”? Chissà. Le carriere dei dirigenti dello Stato ricordano molto gli ascensori: possono stare “al piano”, oppure salire in fretta, dipende da mille fattori. Sarà il tempo a rispondere. Nel mentre, la sua scommessa con “il territorio” merita di essere seguita.