Arriva dai contatti con le autorità consolari tedesche in Italia, come immaginato dall’inizio della vicenda, una prima risposta sul “mistero” che avvolge ancora l’identità dei resti umani trovati sul ghiacciaio del Miage, nel massiccio del Monte Bianco, lo scorso 24 agosto, grazie alla segnalazione di un alpinista francese, che li ha notati scendendo a valle.
Agli uomini del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, impegnati sul caso dopo il recupero dei corpi in avanzato stato di decomposizione, il Consolato ha spiegato di aver rintracciato la madre del 23enne cui apparteneva il documento rinvenuto in un portafoglio non lontano dai cadaveri. Una carta d’identità emessa, appunto in Germania, nel 1995, data prima della quale l’incidente costato la vita agli alpinisti non può quindi essersi verificato. La donna ha riferito semplicemente che il figlio era in compagnia di un altro ragazzo di nazionalità turca.
Uno scenario compatibile con il fatto che i resti appartengano a due persone, e non a tre come inizialmente supposto. Non sono state fornite però, al momento, informazioni aggiuntive sulla data di partenza, né sull’esatta destinazione, dei due alpinisti, assenti dall’elenco dei dispersi sul “tetto d’Europa” gestito dal SAGF e dalla Gendarmerie francese. Dati che i finanzieri comandati dal maresciallo Delfino Viglione, richiederanno a breve alle autorità tedesche, quale necessario supplemento d’informazioni.
Altri passi verso l’identificazione, e la definizione del periodo del decesso, verranno mossi domani, mercoledì 30 agosto, con un esame che il medico-legale Mirella Gherardi compirà sui resti, trasferiti nel frattempo da Courmayeur all’obitorio di Aosta. Un altro indizio è rappresentato, per le “Fiamme Gialle”, dalla verifica della coerenza di un paio di occhiali ritrovati assieme ai cadaveri e ad altro materiale alpinistico risalente indicativamente a fine anni ottanta/inizio novanta (scarponi “Korflach” e sacchi a pelo) con quelli che appaiono nella foto sul documento d’identità in possesso degli inquirenti.
Insomma, un mosaico cui gradualmente si aggiungono nuovi tasselli, che potrebbe condurre presto a dire quando, e dove (il ghiacciaio è lungo più di 10 chilometri e si estende per 1100 ettari ed è inverosimile che le difficoltà siano state incontrate nel punto del ritrovamento), è finita in tragedia l’ascensione di due giovani che avevano viaggiato non poco per arrivare lassù, dove sono rimasti per oltre vent’anni, restituiti solo dalle temperature record di un’estate che sta facendo arretrare i ghiacci perenni.