All’indomani della seconda guerra mondiale, disfarsi di quella granata, una “Mills N° 36” britannica, doveva essergli sembrato prematuro, con lo stato d’animo sospeso tra gli odi della stagione in dissolvenza e le speranze di una pace ancora da costruire. Così, aveva pensato di limitarsi a celarla, propendendo per un luogo in cui difficilmente avrebbe potuto rappresentare un pericolo, un ripostiglio della sua abitazione, ad Aosta.
Facilmente, nemmeno lui immaginava che quel nascondiglio si sarebbe rivelato efficace per una cosa come settant’anni e che quell’occultamento, con spirito da vecchio combattente, avrebbe regalato un bello spavento ai suoi discendenti. Sta di fatto che è andata esattamente così. Nel pomeriggio di ieri, mercoledì 12 aprile, in una villetta di regione Pallin, alle pendici di via Parigi, i parenti dell’uomo, in procinto di riordinare la casa, sono entrati nel locale e, dopo aver spostato alcune cose, si sono imbattuti nell’ordigno.
L’inequivocabile forma ad “ananas” della bomba a mano, in eccellente stato di conservazione, senza nemmeno un po’ di ruggine, ha gettato scompiglio e allarme in chi ha compiuto l’inattesa scoperta. La chiamata al 112 è stata il passo successivo, seguito dall’arrivo della “Volante” della Polizia. Gli agenti hanno applicato le procedure classiche di questi casi, allertando gli artificieri dell’Esercito. Dopodiché, la strada è stata chiusa per qualche ora, quindi il luogo è stato presidiato fino a stamane, all’arrivo dei militari.
Gli uomini del 32° Reggimento guastatori di Fossano, incaricato di questo tipo di operazioni, hanno disinnescato l’ordigno, prelevandolo. Lo faranno brillare in un luogo riparato, facilmente una cava. I militari del reparto fondato nel dicembre 1940, che combatté, tra l’altro, ad El Alamein, porranno così fine ad una vicenda iniziata proprio tra quelle pagine di storia.
L’appendice sarà rappresentata da alcuni accertamenti della Questura che, coordinandosi con la magistratura, cercherà di leggere meglio le prime righe della storia: quelle sui perché l’ordigno non abbia seguito il corso naturale delle armi della stagione bellica, finendo ritirato o distrutto. Risposte che, tuttavia, difficilmente potranno giungere da chi ha ritrovato la granata, cui resterà soprattutto il ricordo dello spavento di ieri.