Imprenditore dei due mondi, una vita passata tra l’Italia e l’Argentina, senza dimenticare una parentesi svizzera. Prima di tutto però era Louis: un uomo sincero e generoso, un lavoratore instancabile e fiero.
I più fortunati, come i suoi più cari amici che oggi lo piangono e vogliono ricordarlo, hanno di lui un’immagine emblematica: a capotavola, tra racconti, canzoni cantate a voce alta con un’allegria travolgente storie e piccoli intervalli in argentino, la sua seconda lingua, ricordo di una parte di vita vissuta in sud America, dove conobbe sua moglie Dolly e dove era operaio saldatore, alle prese con una vita non sempre facile.
Di ritorno a Saint-Pierre, nel suo amato borgo, inizia la vita come imprenditore, prima nel settore dell’irrigazione a pioggia, poi nella carpenteria e nel 1970 fonda la concessionaria Valmachines, che diventa un’istituzione non solo in Valle d’Aosta, ma in tutto il nord-ovest.
Gli amici di una vita lo ricordano senza troppi giri di parole, nella maniera che avrebbe fatto piacere a lui, ovvero più schietta possibile: “Louis era un animo generoso, ma sempre pronto a sottolineare che la dote più importante di un uomo è la sincerità, in qualsiasi ambito, prima di tutto nell’amicizia”; sono proprio loro infatti a ricordarlo e a piangerlo come un’anima insostituibile di Saint-Pierre e della società valdostana.
La stessa società che alla Fiera di Sant’Orso era solita stringersi sulle sedute attorno al tavolo che Louis imbandiva ogni anno per la due giorni di festa, accogliendo gli amici di sempre per festeggiare un evento importante della tradizione della sua amata regione e per fare quello che gli piaceva di più: stare in compagnia. C’era sempre un motivo per ritrovarsi e passare il tempo discutendo, scherzando e stando insieme, attività che era come oro per “Bonfi” e nella quale eccelleva come oste.
Louis lascia i figli Ken, Karol e Kathya e un vuoto grande nel paese della media Valle e nel cuore dei suoi più cari amici.