Negli ultimi dieci anni, il numero degli interventi effettuati dal Soccorso Alpino Valdostano ha superato “quota mille” tre volte. Le prime due è accaduto nel 2011 (1059) e nel 2012 (1057), mentre l’ultima è stata nel 2015, quando il conto è arrivato a 1027. Negli altri sette anni, il totale ha oscillato da un minimo di 696 a un massimo di 925 missioni, con una media che si attesta attorno a 900.
Cifre che restituiscono quanto lo scorso anno, con le sue 4760 chiamate giunte alla Centrale unica situata nella palazzina dell’aeroporto, sia stato impegnativo per il servizio diretto da Adriano Favre, cui l’Amministrazione regionale affida sia il soccorso in montagna, sia servizi diversi di protezione civile. “In realtà, – spiega il Direttore – l’anomalia non è tanto nell’aumento nel 2015, ma nel totale dell’anno prima. Il 2014, con le sue condizioni meteo, ha visto un minor afflusso sulle montagne della Valle e ci si è fermati a 885 interventi. Se non fosse stato così, sicuramente i dati si sarebbero attestati sui livelli dello scorso anno, perché questo è ormai il nostro ‘trend’”.
In effetti, aggiunge Favre, “il 2015 è stato in linea con l’impegno istituzionale cui siamo chiamati. Non ci sono stati eventi tali da metterci in difficoltà”. L’attività di pronto intervento, cioé quella che viene effettuata con l’elicottero, ha coinvolto, in 903 missioni, 749 tecnici specializzati di soccorso alpino e 182 operatori cinofili. Negli altri 124 casi, che hanno riguardato soprattutto l’uso di squadre a terra, sono stati impegnati 121 tecnici e 45 unità con i cani.
La distribuzione degli interventi sui dodici mesi mette in luce come il numero più elevato sia stato registrato in estate – a luglio (149) ed agosto (134) per la precisione – ma il periodo invernale è quello in cui gli uomini del Soccorso Alpino si trovano maggiormente sotto pressione: febbraio (132), dicembre (128), gennaio (116) e marzo (115) presentano tutti saldi a tre cifre (considerando che l’attività si concentra soprattutto nei week-end, vista l’affluenza di turisti, significa superare le dieci uscite ogni sabato e domenica). I mesi più “tranquilli”, invece, sono stati maggio (28) ed ottobre (17). Delle missioni svolte nel 2015, 69 hanno visto il recupero di illesi, mentre 31 volte i soccorritori si sono trovati di fronte, purtroppo, a dei deceduti.
Quanto alla suddivisione delle attività che hanno richiesto l’intervento del Soccorso Alpino, su tutte prevale lo sci in pista (con 317 missioni relative non solo alla discesa, ma anche a fondo e surf), mentre gli sciatori fuori pista in difficoltà sono stati 70 e 55 gli sci-alpinisti. Seguono l’escursionismo (177), l’alpinismo (170) e la “vita comune” (147, che raggruppa le chiamate in alpeggio, per turisti o per persone in difficoltà sul lavoro). Sempre legati alla montagna i soccorsi su cascate di ghiaccio (13), vie ferrate (11) e di torrentisti (3). Ai praticanti di “mountain bike” sono state dedicate 27 missioni, 13 gli interventi a seguito di incidenti di auto o moto e 7 quelli di parapendio o deltaplano.
Considerati i volumi, e le figure specialistiche in campo, è spontaneo che il pensiero si rivolga al budget che far funzionare una macchina del genere richiede. “Con le risorse disponibili – commenta Adriano Favre – riusciamo a fornire un servizio di questa qualità. L’impegno è mirato a non allontanarsi da livelli del genere”. Per il 2016, l’Amministrazione regionale ha messo a bilancio un milione e 430mila euro, stanziamento sostanzialmente confermato negli ultimi tre anni.