“La condizione atmosferica era terrificante, risalire il colle è stato un calvario”. Così Raffaele Brattoli, 58enne atleta di Peschiera Borromeo e grande esperto di maratone – è infatti l’unico al mondo ad aver concluso i quattro grandi slam più importanti al mondo: Top Five Marathon (New York, Chicago, Boston, Londra, Berlino), Four Deserts (Gobi in Cina, Atacama in Cile, Sahara in Egitto e The Last Desert in Antartide), Top Five Ultra Trail in autosufficienza e Ultra Trail assistito – racconta dall’Ospedale Parini di Aosta la tragica mezzora al colle della Crosatie a Valgrisenche, durante il Tor des Géants, questa notte.
Ricoverato per una lieve ipotermia Brattoli, che sta terminando le visite mediche, ha spiegato la difficile situazione in cui si è trovato questa notte: “È stata una mezz’ora decisiva nella quale le condizioni sono peggiorate improvvisamente, con raffiche di vento che arrivavano fino a 150 km orari, su un terreno scivoloso, in un punto particolarmente difficile e tecnico. Una delle arrampicate più dure dell’intero Tor”.
Il suo gruppo, che aveva superato da circa cinque minuti lo sfortunato atleta cinese Yang Yuan, si è trovato in una situazione davvero estrema: “Ci siamo trovati oltretutto in una zona completamente esposta alle intemperie – racconta –, senza possibilità di ripararsi. L’unica soluzione possibile per evitare di congelare era continuare a salire, e muoversi”. Situazione che ha dell’incredibile soprattutto perché “Gli atleti passati lì prima e dopo di noi non hanno vissuto la stessa condizione, che era evidentemente peggiorata soltanto durante il nostro passaggio”.
Avrebbe voluto continuare la sua corsa, Brattoli, ma gli è stato impossibile: portato in elicottero al Parini gli è stato diagnosticato un principio di ipotermia, come a molti dei suoi ‘compagni’ di viaggio, in gruppo con lui. Ma la situazione sarebbe potuta peggiorare, se l’intervento medico non fosse stato tempestivo: “I medici sono stati bravissimi, sono riusciti a prendere davvero per i capelli, e a salvare, un atleta francese in ipotermia, in una zona difficilissima da raggiungere e di notte”.
Un unico rammarico però, per l’atleta di Peschiera: “Io avrei voluto continuare e finire la gara – spiega Brattoli – anche perché sono tre anni che aspiro a partecipare al Tor. Sono cose che capitano in queste gare estreme, ma c’è sempre il prossimo anno“.