In attesa dell’udienza in cui dovrà rispondere di disastro aviatorio colposo e omicidio colposo plurimo, il pilota francese Philippe Michel, 64 anni, si è visto rigettare dalla Corte di Cassazione – con una sentenza pubblicata ieri, martedì 13 agosto – il ricorso presentato dai suoi legali (gli avvocati Jacques Fosson e Alessio Iannone) per l’annullamento dell’ordinanza con cui il Tribunale del Riesame di Torino aveva disposto, nei suoi confronti, gli arresti domiciliari.
L’uomo era sullo Jodel D-140F entrato in collisione con un elicottero della Gmh in servizio per l’eliski lo scorso 25 gennaio, sul ghiacciaio del Rutor. Nell’incidente morirono sette persone e solo due, tra le quali Michel, sopravvissero. All’inizio di luglio, sul luogo della tragedia erano state trovate due “action cam” che avevano filmato lo schianto. Le indagini, svolte dal Sagf della Guardia di finanza e dai Carabinieri, sono state coordinate dal pm Carlo Introvigne.
Per la Suprema Corte, i magistrati piemontesi, “in maniera del tutto coerente” con i principi giurisprudenziali, hanno “valorizzato l’allarme derivante dalla violazione delle normative in tema di volo, ad onta della lunga esperienza del soggetto”, sia in relazione all’“aleatorietà dell’efficacia di misure di carattere amministrativo”, sia alla “concreta possibilità che l’indagato possa tornare a pilotare aerei, anche in forma privata, cagionando ulteriori incidenti”. Da tale circostanza, il Tribunale “ha desunto la inidoneità di una misura interdittiva, rilevando al contempo che nessuna evidenza in atti confermava l’assunto di una compromissione della sua capacità di pilotare aerei”.
Ripercorrendo il ragionamento della Sezione del Riesame, la quarta Sezione penale della Cassazione ricorda come la condotta tenuta da Michel nella vicenda avrebbe disvelato “una propensione del soggetto per il disprezzo delle regole stabilite a salvaguardia della collettività e un’indifferenza per le conseguenze che ne derivano”. Da questi elementi, la valutazione negativa sulla “sua affidabilità, tenuto anche conto della prossimità del confine con il paese d’origine e della facilità di approntare una fuga verso di esso”.
Inoltre, il quadro cautelare – si legge ancora in sentenza – era stato ritenuto “rafforzato dal concreto e attuale pericolo di reiterazione del reato, avuto riguardo all’attività di pilota e istruttore di volo in montagna e alla manifestata propensione a non rispettare le normative del settore, nonostante l’esperienza maturata, tanto più che la condotta colposa era stata posta in essere nel corso di svolgimento di un’attività ludica (lo Jodel, decollato da Megève stava svolgendo un volo di addestramento, ndr.)”.

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Sarebbe ora che chi viene in Italia si consideri un ospite e non pensi che qui
tutto e’ permesso :automobilisti e motociclisti ,francesi,svizzeri e crucchi
austriaci e inglesi molto corretti
DURA LEX SED LEX