Era il 5 marzo 2017 quando una valanga staccatasi sul Monte Giasson, in Valgrisenche, travolgeva degli sciatori impegnati in una discesa di eliski e uccideva il 28enne spagnolo Luis Bejar Frias. Per omicidio colposo, il giudice monocratico Marco Tornatore ha oggi, lunedì 24 febbraio, condannato a due anni di carcere una delle guide francesi che accompagnava il gruppo, Lionel Briand (difeso dall’avvocato Claudio Soro). Il pm Luca Ceccanti aveva chiesto, nella sua requisitoria, un anno e sei mesi.
Gli altri due imputati del processo – il coordinatore a terra dell’eliski Rudi Janin e il legale rappresentante della società “Gmh Helicopter Service” Alessandro Penco (entrambi assistiti dall’avvocato Domenico Pepe del foro di Monza – sono stati invece assolti, perché “il fatto non costituisce reato”. Per il primo, dall’accusa era giunta al giudice la richiesta di un anno di carcere, mentre per il secondo la stessa Procura aveva invocato l’assoluzione. Durante il processo sono stati sentiti anche alcuni consulenti tecnici delle parti.
Secondo l’accusa, la guida e l’azienda di elicotteri avevano sottovalutato sia le condizioni meteo, sia quelle del manto nevoso. In particolare, quella domenica sarebbero stati effettuati voli in eccesso, creando un contesto non ottimale, che agli occhi degli inquirenti avrebbe dovuto indurre maggior cautela. A quanto emerso dalle indagini, nel gruppo non figuravano free-rider di particolare esperienza, tanto che scendendo i cinque avevano anche imboccato un tratto vietato, indicatogli come tale dal coordinatore a terra.
Assieme a Bejar Frias, sulle pendici del Monte Giasson scendevano quel pomeriggio un 55enne francese, un 51enne statunitense residente a Londra, un connazionale 49enne e un 59enne francese originario del Regno Unito. Tutti ricoverati per un giorno dopo essere stati travolti dalla massa nevosa. Nell’inchiesta, il confronto tra le parti aveva riguardato soprattutto la natura del distacco.
Il difensore di Briand aveva prodotto una ricostruzione di un consulente di parte, Edy Grange, contenente anche un video. Nelle immagini si vedono altri sciatori (non identificati) a monte di Bejar Frias, che – nella tesi difensiva – potrebbero aver scatenato la caduta della valanga. Anche la Procura aveva chiesto una consulenza, qualificando tuttavia come spontanea la slavina, successiva al passaggio di una decina di persone, tra le quali la vittima. Le motivazioni della sentenza sono attese entro sessanta giorni.