Vallo di La Saxe, tutti assolti gli imputati
Sono stati tutti assolti, “perché il fatto non sussiste”, i quattro imputati del processo nato dalle indagini sul Vallo di Courmayeur. La sentenza è stata pronunciata dal Gup Giuseppe Colazingari poco dopo le 12.30 di oggi, martedì 19 marzo.
I dirigenti regionali Valerio Segor e Raffaele Rocco, quest’ultimo all’epoca nominato commissario alla gestione dell’emergenza della frana del monte La Saxe, erano accusati dal pm Carlo Introvigne di malversazione. L’imputazione verteva sulla mancata realizzazione di opere del progetto originario (in particolare il by-pass della Dora di Ferret), per cui la Regione aveva ricevuto stanziamenti per 8 milioni di euro dallo Stato.
A Segor, assieme ai due geometri dell’assessorato alle Opere Pubbliche, Ronny Salvato e Furio Saravalle, erano inoltre contestati, a vario titolo, l’abuso d’ufficio e l’esercizio abusivo di professione, in ordine ad alcuni aspetti del ciclo amministrativo (in particolare degli atti di progettazione e di nomina del direttore dei lavori) dell’opera, risalente al 2014.
Per tutti gli imputati, nella scorsa udienza, il pm Introvigne aveva chiesto condanne che, complessivamente, arrivavano a quaranta mesi. Le indagini erano scaturite dall’esposto di un Ordine professionale, che segnalava il mancato ricorso ad una figura iscritta per gli elaborati progettuali dell’intervento.
Di “una sentenza che, senza presunzione, mi aspettavo” ha parlato ai giornalisti, uscendo da palazzo di Giustizia, l’avvocato Claudio Maione, che assisteva Rocco. Il legale ha quindi ricordato come “durante le indagini preliminari, l’accusa aveva ipotizzato una truffa”, ma in seguito, “autonomamente, senza che ci fosse stato alcun intervento da parte nostra, il reato era stato derubricato in malversazione”.
A quel punto, ha aggiunto Maione, “abbiamo scritto e rappresentato perché, in fatto e in diritto, il fatto non sussistesse. La malversazione è un reato che ha degli elementi di fattispecie, oggettivi e soggettivi. Per quanto riguarda gli oggettivi, occorre che il denaro sia destinato a fini diversi da quelli per cui è stato erogato. Invece, tutto è servito per fare il vallo: l’appalto era unico”.
Sulla stessa lunghezza d’onda, improntata alla “massima soddisfazione”, l’avvocato Andrea Balducci, difensore di Segor. La sentenza è il “segnale evidente che l’operato dei tecnici regionali è stato conforme alle norme”. “Anzi, – ha concluso – hanno fatto più di quello che dovevano, perché hanno affrontato nei tempi e nei modi corretti l’emergenza. I soldi sono stati spesi bene per opere necessarie per gestirla”.