A dieci anni dall’alluvione la Cittadella ospita una mostra per non dimenticare

L’esposizione, dedicata ai giovani, concentra all’interno di uno spazio allestito in modo originale installazioni multimediali ed esperienze sensoriali. Fotografie, video, autoparlanti e calcinacci restituiscono ai visitatori un’atmosfera particolare.
Cultura

Detriti, pezzi di laterizio, terra, sabbia e calcinacci. Non siamo in un cantiere, ma all’interno della Cittadella dei giovani, ad Aosta. Ieri è stata inaugurata la mostra dedicata al decennale dell’alluvione del 2000 e legata alla manifestazione Valluvione. “Anche da tragedie come questa – ha spiegato Marco Vierin, assessore regionale alle opere pubbliche – si possono imparare molte cose, in termini di sicurezza e prevenzione, abbiamo voluto condividere quel ricordo con chi all’epoca era solo un bambino, in modo da trasmettere alle nuove generazioni la memoria di un evento che ha segnato profondamente il territorio e le nostre vite”.

L’edificio di fronte all’auditorium ospita una serie di installazioni visitabili fino al 22 ottobre. La mostra è stata concepita in modo da essere fruibile con piacere dai più giovani, a loro agio con le nuove tecnologie, e sensibili a sollecitazioni di vario genere. All’ingresso i visitatori possono trovare degli I-pad, piccoli computer da sfogliare sfiorando lo schermo, contenenti un’impressionante banca dati: tutti gli articoli di giornale riguardanti l’alluvione del 2000 e in generale i cataclismi più intensi che hanno colpito la nostra regione nell’ultimo secolo. Seguendo i percorsi tracciati per terra si cammina tra i detriti, immersi in una luce azzurra e verde, mentre gli autoparlanti diffondono il rumore di una pioggia torrentizia. L’esperienza sensoriale, infatti, è importante: per questo motivo, ad esempio, è stato allestito un bancone luminoso coperto di sabbia nera. Immergendovi le mani e scostandola è possibile scoprire scorci di video che riprendono le difficoltà di quei giorni di dieci anni fa, le automobili immerse nel fango, i villaggi sommersi e l’opera instancabile dei soccorsi. In fondo alla stanza un enorme schermo digitale mostra una serie di scatti fotografici in caduta libera. Avvicinando la mano al video è possibile arrestare il flusso di immagini, ingrandirle e scoprire, in questo modo, i mille aspetti che l’alluvione ha assunto nei vari comuni valdostani. Vari pannelli esplicativi alle pareti completano la mostra, fornendo dati sulla prevenzione degli eventi alluvionali e delle frane in Valle d’Aosta.

Un fascicolo, all’ingresso, spiega il senso dell’evento espositivo, racconta i giorni dell’alluvione e illustra i lavori di ricostruzione e potenziamento della rete dei soccorsi. In effetti, in dieci anni, sono cambiate molte cose. E’ nata la centrale unica del soccorso, che gestisce le emergenze e le calamità in modo unitario, e i massicci lavori di ricostruzione hanno riconsegnato ai valdostani una regione non più ferita dalla forza distruttiva dell’acqua e della terra associate. Non sono mancati episodi decisamente poco lodevoli, come l’affaire delle tangenti del post-alluvione, balzato agli onori della cronaca nel 2003. Spesso gli eventi luttuosi possono tirare fuori il meglio, ma anche il peggio, dalle persone.

Al centro della stanza troneggia la carcassa di un’ape, veicolo simbolo del mondo agricolo valdostano, sommersa dai detriti, come un piccolo monumento alla fragilità umana.

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