A Issime l’organo suona da solo, l’invenzione di Giulio e Roberto Faure Ragani

I fratelli ingegneri e musicisti hanno creato un macchinario che con le sue dita in plastica biodegradabile fa suonare in autonomia l'organo della chiesa.
I fratelli Giulio e Roberto Faure Ragani
Cultura

Le sue dita sono realizzate con la stampante 3D – regalo di Natale di due anni fa – utilizzando dei filamenti in plastica biodegradabile a base di mais. Sono 58 – una per ogni tasto dell’organo della chiesa di Issime, paese della valle del Lys – e sono fissate ad un pannello in legno di faggio. Il resto è un groviglio di fili e di schede elettroniche che, comunicando con un computer, permette allo strumento, realizzato nel 1881 dai fratelli Collino di Piverone, di suonare da solo. Si chiama “Dar Iljöter” – che in töitschu, la lingua walser locale, significa il suonatore – ed è l’invenzione dei fratelli Giulio e Roberto Faure Ragani, ingegneri e musicisti di Issime di 22 e 25 anni.

 

 

“In Valle d’Aosta c’è un importante patrimonio di organi ma sono poche le persone che sono in grado di eseguire brani tecnici al pieno delle loro possibilità – spiegano i due fratelli che fanno parte della cantoria e suonano il flauto e il clarinetto nella banda musicale del paese -. Abbiamo pensato di costruire un macchinario che potesse valorizzare appieno questi strumenti, a partire dall’organo della chiesa di Issime che suona da ormai 150 anni ma che difficilmente aveva eseguito prima di oggi pezzi di una certa difficoltà tecnica”, come la Toccata e fuga in re minore di Johann Sebastian Bach o la Toccata in la maggiore di Pietro Domenico Paradisi. Fino a sostituire l’organista? “È una macchina e come tutte le macchine non è flessibile – rispondono Giulio e Roberto Faure Ragani -. Non si tratta di un sostituto dell’essere umano ma di un’aggiunta in grado di valorizzare le opere degli autori rendendoli protagonisti dell’esecuzione. La componente umana non viene quindi sradicata ma valorizzata in tutti i suoi aspetti”.

 

Supportati dal papà Paolo, anche lui ingegnere e organista della cantoria del paese, i fratelli Faure Ragani hanno iniziato a trasformare la loro idea in realtà due anni fa: “Abbiamo iniziato a comprare i pezzi e fare i primi test sui tasti per scegliere i motori. Poi con l’arrivo della stampante 3D, che ci è stata regalata da papà a Natale del 2023, abbiamo iniziato a disegnare le dita e ad assemblare il primo prototipo funzionante utilizzando il protocollo Midi, molto noto in ambito musicale, e delle schede elettroniche Arduino, inventate a Ivrea da dei ragazzi del centro di ricerca creato dall’Olivetti e dalla Telecom”.

Il risultato, all’apparenza, è molto semplice ed è stato apprezzato dal pubblico durante il concerto che si è tenuto nella chiesa di Issime lo scorso 28 dicembre. C’è un computer che legge uno spartito e invia dei comandi alle dita elettroniche appoggiate sui tasti dell’organo facendolo suonare. Il valore del macchinario – considerando soltanto il costo dei materiali e non la manodopera – è di circa 300 euro.

“Di strumenti musicali automatici ne esistono da almeno un secolo e mezzo ma, facendo delle ricerche online, non abbiamo trovato altri prototipi realizzati in questo modo e capaci di adattarsi anche ad altre tastiere”, dicono i musicisti inventori, il cui intento è  “di condividere il progetto con una comunità online mettendo a disposizione tutte le istruzioni per costruirlo e i disegni tridimensionali dei pezzi da stampare. Una persona con una stampante 3D sarà quindi in grado di costruirlo ma anche di migliorarlo”. Dalla chiesa di Issime, paese di 400 abitanti tra le montagne della più piccola regione d’Italia, l’invenzione dei fratelli Faure Ragani è pronta a viaggiare nel mondo.

5 risposte

  1. L’articolo è sulla passione di due ragazzi brillanti che hanno applicato i loro talenti per valorizzare il patrimonio artistico di una piccola comunità, per contribuire a tenerla viva e farla conoscere in giro, in modo del tutto disinteressato. L’articolo certo non parla di un’invenzione dirompente, questo lo capisce chiunque, ma di un raffinato esercizio di tecnica costruttiva in simbiosi tra abilità manuale e know how tecnologico. E poi cmq è un prototipo, sicuramente evolverà, magari con i giusti incoraggiamenti e suggerimenti. In Italia se c’è una cosa di cui abbiamo disperato bisogno è proprio stimolare innovazione e inventiva, soprattutto in piccoli contesti e con budget limitati. Poi, più a monte, c’è anche bisogno di gente che sappia capire ciò che legge e decifrare il contesto. L’analfabetismo di ritorno è una piaga devastante…

  2. Tutti gli organari e gli appassionati di organaria sanno benissimo che questo sistema esiste da svariati decenni (peraltro realizzato molto meglio esteticamente) e non viene quasi più utilizzato! Quindi fa ridere la conclusione dell’articolo quando dice che questa “invenzione” è pronta a viaggiare nel mondo. Nessuna parola sul cambio dei registri che, dalle foto, non vengono certamente azionati da questo accrocchio. Articolo scritto da persona incompetente o, perlomeno, non informata.

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