“Anima” di Joseph Péaquin vince il premio Italymbas a Cagliari

08 Dicembre 2019

Una storia che sembra fuori dal tempo, quel tempo che il mondo moderno ha trasformato in frenesia e tecnologia, ma che Grazia e Bruno non conoscono. “Anima”, medio-mettragio documentario di 34 minuti, realizzato nel 2019 da Joseph Péaquin per la sala immersiva della Maison des Anciens Remèdes di Jovençan, e prodotto dal Centre d’Etudes Les Anciens Remèdes, ha vinto il Premio Italymbas, assegnato dalle giurie popolari delle minoranze linguistiche italiane ai film parlati nelle lingue minoritarie, nell’ambito del Babel Film Festival di Cagliari. Il premio Italymbas ha voluto premiare la parte registica della produzione del valdostano, oltre che la tutela della minoranza linguistica, in questo caso il francoprovenzale.

Il Festival, unico nel panorama mondiale, è riservato alle produzioni cinematografiche che guardano e raccontano le minoranze, in particolare linguistiche; una rassegna che in maniera coraggiosa esclude i film accessibili alla maggior parte delle persone, per cogliere l’intimità di quelle lingue riservate a popoli dai piccoli numeri, ma dalla grande potenza espressiva. Le lingue minoritarie riescono a cogliere sfumature e dettagli che le lingue nazionali spesso non riescono a scovare, raccontano storie che sembrano periferiche in un mondo globalizzato, ma che diventano incredibilmente potenti e significative, come quella che Joseph Péaquin ha scovato e prodotto in Valle D’Aosta. “Anima” racconta di Grazia e Bruno, una coppia di ottantenni, sposati da 60 anni. Da sempre a La Thuile, insieme condividono l’amore per le piante e la natura, come spiega il regista: “Anima nasce da un progetto del Centre des Anciens Remèdes per la sala immersiva della Maison des Anciens Remèdes sulla tematica della medicina popolare. I miei protagonisti si curano raccogliendo piante medicinali intorno a casa loro e anche in alta montagna al Colle del Gran San Bernardo; è un racconto non solo sulla medicina, ma anche sul rapporto uomo-natura, dove i suoni dell’ambiente sono in primo piano. Direi che è un racconto sul tempo che scorre lento opposto alla frenesia contemporanea, una riflessione sulla vita”.

Raccontare la lentezza di un mondo che sembra non essere stato inquinato dalla velocità dei cambiamenti e della tecnologia non è semplice, ma è qui che la lingua minoritaria fa da collante tra immagine e percezione dell’immagine, ovattando la produzione e restituendola con una gentilezza intimistica molto particolare. Péaquin riesce, con pochissimi dialoghi, a restituire la profondità dei protagonisti: a parlare per loro sono i visi, le mani, i gesti e i sospiri. Attimi spesso di solitudine e di attesa, il lento scorrere del tempo che noi abbiamo imparato a colmare con lo smartphone e la televisione, perché il silenzio fa paura e cerchiamo stimoli ovunque, mentre Grazia e Bruno conoscono il tempo che passa e non sembrano spaventati, ma sempre sereni e fiduciosi.

Per Péaquin “Anima” è anche “un richiamo al cinema russo degli anni 30, in modo particolare ad Alexander Dovjenko, regista che riprendeva la natura come nessun’altro; ovviamente diventa anche un omaggio alla vita fatta di sacrifici dei nostri antenati”.

Il ritratto di due esseri singolari di altri tempi nella cui vita la crescita frenetica, il sovra-consumo e l’ultra-tecnologia sembrano inesistenti ha come obiettivo anche quello di provare come l’uomo possa vivere in perfetta simbiosi con la natura, provando che esistono realtà dove questo accade con semplicità e tenerezza, sullo sfondo di un mondo di minoranza linguistica che rende tutto ancora più “estraneo” al mondo globalizzato.

Il sentimento di minoranza è spesso presente nelle produzioni di Joseph Péaquin, regista che fa della sua esperienza di appartenente a una minoranza linguistica un valore sicuro: “Abbiamo una marcia in più, parliamo italiano, francese e francoprovenzale e le nuove generazioni soprattutto anche inglese. Il fatto di essere plurilingue ci dà più forza nel capire il mondo e per questo siamo unici. Non siamo francesi, neanche totalmente italiani, questo è il nostro particolarissimo. Essere piccoli, ma inseriti nella cultura globale diventa e diventerà sempre più una forza, perché anche saremo sempre più mescolati e globalizzati, ed è una cosa buona e bella,ma rimaniamo con la nostra identità che deve assolutamente essere aperta al mondo”.

Il medio metraggio è disponibile alla Maison des Anciens Remèdes di Jovençan.

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