Da Aosta con furore: i dARI inaugurano lo “Spazza Tour” al teatro Giacosa

Il concerto ha aperto la tournée promozionale del nuovo album, “In testa”. Il pubblico ha dedicato alla band di casa un’accoglienza calorosa. I quattro ringraziano ironicamente i detrattori, che hanno contribuito a farli conoscere in tutta Italia.
I dARI in concerto ad Aosta
Cultura

Le poltrone del Giacosa non li hanno trattenuti a lungo. I fan e soprattutto le fan dei dARI hanno impiegato poco più di una canzone per abbandonare i sedili, alzarsi in piedi e correre sotto il palco ad acclamare la band, oscillando le braccia a ritmo di musica, e accompagnando con la loro voce le canzoni. La prima tappa dello SpazzaTour è stata un successo. Venerdì sera la band, composta da Dario Pirovano, Fabio Cuffari, Andrea Cadioli e Daniel Fasano, si è esibita nella città natale dei primi tre, Aosta. “Sono proprio felice di vedere sia facce note che facce mai viste prima” ha sottolineato Dario, il cantante, rivolgendosi al pubblico dal palcoscenico del Giacosa. Sul palco non si sono risparmiati, hanno fatto ballare e cantare il pubblico con le canzoni più famose, ma anche con vari brani contenuti nel nuovo album. I dARI stanno infatti promuovendo la loro ultima fatica, “In testa”, un disco dalle sonorità più elettroniche, ma in cui la loro impronta musicale resta ben riconoscibile.

Il tour teatrale

Il concerto aostano inaugura una serie di esibizioni che avranno luogo nei prossimi mesi in molte città italiane. La tournée si svolgerà interamente nei teatri, come hanno spiegato i quattro ai giornalisti qualche ora prima della serata al Giacosa. “Non è come suonare in una piazza o in un club, avevamo voglia di sperimentare” ha riassunto Cadio, il tastierista. “Qui – ha spiegato Fabio – possiamo valorizzare diversamente le luci e le installazioni, giocare con questi elementi e creare un’atmosfera differente con il pubblico”. I dARI hanno effettivamente superato l’esame del palcoscenico, si è creato un clima forse più intimo, ma ugualmente carico di energia.

Una band sotto tiro

Non c’è male per una band sotto tiro. “Certo, abbiamo tutti letto i forum intasati di gente che voleva darci fuoco” ha ricordato Fabio durante l’intervista. E visto che non c’è limite al peggio, raramente si trattava di critiche di tipo musicale, ma più spesso di minacce e di insulti, in genere di stampo omofobico, come ha ricordato Dario. Sarà forse una carenza di fantasia, oltre che di intelligenza, a fare sì che le offese più gettonate, da che mondo è mondo, siano sempre le stesse, e le più becere. Ma come diceva Oscar Wilde, “nel bene o nel male, purché se ne parli”, e la virulenza degli attacchi ha contribuito molto a fare conoscere la band. “Siamo grati ai nostri detrattori, perché il successo che abbiamo avuto dipende anche dal loro passaparola” ha affermato Dario con un sorriso. “E’ tutta pubblicità gratuita. La situazione, comunque, si è appianata, sono passati due anni, e anche loro si sono abituati. Avranno capito che se siamo ancora qui, oggi, a proporre la nostra musica, significa che facciamo sul serio”.

Dal web al successo

Effettivamente, dopo avere inaspettatamente scalato le classifiche, nel 2008, grazie al video di Wale (tanto wale), i dARI hanno sfornato altri singoli e brani fortunati, come Cercasi aaamore, Tutto regolare, Non pensavo, Più di te, Da me, senza sbagliare un colpo. Il gruppo aveva già riscosso precedenza un discreto successo partecipando a manifestazioni come Arezzo Wave, Tavagnasco Rock e altre, ma la consacrazione è arrivata grazie Myspace e Youtube. Fino a poco tempo fa infatti la meritocrazia di internet consentiva al video più cliccato e alla canzone più scaricata di emergere e imporsi all’attenzione delle case discografiche. Questo accade ancora, ma meno di prima. In pochi anni i talent show hanno imposto un nuovo modo di affacciarsi al panorama musicale nazionale, e adesso il successo, per tanti esordienti, passa attraverso la maratona televisiva. Forse i dARI hanno preso l’ultimo treno. Il video di Wale ha fatto il giro del web e la fama è piombata loro addosso all’improvviso. Gestire tanto successo non è stato sempre facile.

La vecchia cara Aosta

“Ci piace, quando non siamo in giro a suonare o a registrare, tornare a vivere nella vecchia cara Aosta, dove nessuno fa caso a noi. Non l’abbiamo mai veramente lasciata” ha ammesso Dario. Una dimensione che Fabio vive a modo suo: “Lontano dal palco, ad Aosta, mi chiudo in casa, tiro giù le tapparelle e mi separo dal mondo. Viene fuori la mia vera natura, sociopatica e misantropa” ha scherzato. In fondo anche l’eccesso di affetto delle fan ha giocato qualche tiro ai dARI. Qualche ragazzina in passato si è improvvisata stalker per scoprire dove vivono e andare a trovarli. “In fondo – ha concluso Fabio – anche questo fa parte del gioco”.

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