Avevamo dedicato l’ultima intervista a David Cerquetti proprio alla colonna sonora che gli è valsa la nomination ai World Soundtrack Awards. A gareggiare nella categoria del Public Choice Award, ovvero per il premio del pubblico, è infatti la sua colonna sonora per il film Buio come il cuore, diretto da Marco De Luca e uscito nelle sale italiane nel 2024.
“Essere candidato ai World Soundtrack Awards è un onore immenso”, commenta Cerquetti. “Si tratta del più importante premio di categoria: non esiste al mondo un premio più prestigioso che sia rivolto solo alle colonne sonore e non ad altri tipi di composizione musicale”.
Cerquetti è stato selezionato insieme ad altre quattro persone nella short list di candidati invitati il 15 ottobre al Film Fest Gent in Belgio per la premiazione finale, dove sarà decretato dalla critica il vincitore o la vincitrice. Per il compositore valdostano, però, la cerimonia del 15 ottobre non sarà solo la tappa di una carriera individuale, bensì un’occasione per manifestare istanze collettive.
“In Belgio non porterò soltanto una colonna sonora, ma la voce di una generazione che ancora oggi fatica a farsi strada. Ho dieci anni in meno dell’altro candidato più giovane: questo mi ricorda che sì, possiamo arrivarci anche noi, ma non dovrebbe essere così difficile”.
L’intenzione di sensibilizzare sulle difficoltà dei giovani nel mondo del lavoro non si limita ai post sui social e alle dichiarazioni alla stampa che David dedica a questi temi. Accanto alla sua carriera nella composizione — che lo ha portato a firmare in soli quattro anni oltre dieci colonne sonore per film, collaborando con produzioni internazionali e con alcuni dei più importanti compositori del panorama mondiale —, Cerquetti prosegue in questa direzione anche il suo impegno nell’insegnamento.

Accanto alla collaborazione con l’Accademia Chigiana, è infatti stato invitato dalla New York Film Academy a tenere masterclass rivolte ai giovani artisti sulla costruzione di un percorso di carriera sano e sulla salute mentale.
“Viviamo in una società in cui spesso i giovani vengono percepiti come inesperti solo per la loro età, e questo la dice lunga sullo stato del sistema. Secondo Eurostat, i salari reali medi in Europa per i giovani sotto i 30 anni sono più bassi rispetto a quelli della generazione precedente alla stessa età, e molti ragazzi si trovano costretti a ripiegare su lavori che non richiedono la formazione per cui hanno studiato, a volte con stipendi persino più alti rispetto a settori qualificati. Questo crea frustrazione e alimenta una diffidenza intergenerazionale. Personalmente, mi sono trovato più volte davanti a resistenze da parte di professionisti più anziani: invece di essere un ponte, spesso si crea competizione. Eppure credo che la strada sia l’opposto: dobbiamo sostenerci a vicenda, e se questo supporto non arriva dall’alto, tocca a noi giovani costruire comunità fondate su rispetto, collaborazione e umiltà”.

Sempre per divulgare questi temi ad un pubblico più ampio, Cerquetti ha creato una serie di dieci episodi online rendendo disponibile le sue lezioni a tutti i suoi follower. Ormai stabilitosi a Los Angeles da tre anni, Cerquetti sogna un cambiamento di mentalità che avvenga anzitutto in Italia.
Sebbene l’American dream, come spiega lui stesso, sia “molto meno attraente di prima”, funziona comunque meglio dell’Italian dream: “In Italia di sognare proprio non te lo permettono. Se fossi rimasto qui questo mestiere non l’avrei mai fatto a tempo pieno. Ma siamo noi giovani che possiamo e dobbiamo fare quel passo in più, portando avanti una lotta di resistenza più che di competizione. Spetta a noi cambiare le cose: tocca ai registi assumere compositori giovani e competenti anche se non hanno ancora un nome, e così via”.

È quanto è successo nella produzione di Buio come il cuore: “Marco De Luca, pur avendo tutte le carte in regola per permettersi di chiamare un compositore molto più conosciuto di me, dopo aver visto un mio cortometraggio a Londra ha deciso di chiamarmi, nonostante non mi conoscesse e io non avessi mai lavorato a un lungometraggio in Italia. Certo, è stata una scelta che all’inizio ha suscitato scetticismi da parte di molti, ma che alla fine penso sia stata ripagata”.
Se la strada per cambiare il mondo dello spettacolo italiano è ancora lunga, Cerquetti non ha intenzione di rinunciarci. E per farlo, vuole partire proprio dalla Valle d’Aosta. “La mia idea è di portare avanti la carriera di compositore negli Stati Uniti, ma nel frattempo ho costituito la società Evander Productions con sede a Saint-Christophe, dedicata alla produzione cinematografica e alle edizioni musicali. Attualmente stiamo sviluppando un cortometraggio in co-produzione con una società di New York e il mio sogno è quello di creare un ponte tra Italia e Stati Uniti, vista la rete di contatti che ho a Los Angeles nel mondo del cinema”.