Dolche: la metamorfosi giramondo, ma dalle salde radici, di Naïf Hérin

La cantautrice valdostana spiega così il nuovo percorso musicale appena intrapreso: "Quello che ho desiderato fare con attenzione è stato raccontare con amore, a chi da sempre mi segue e ama la mia musica. Mi sto mettendo a nudo davanti ai sostenitori di una vita".
Dolche
Cultura

Il suo ultimo album, Metamorfosi, aveva preannunciato un cambiamento, ma Naïf Hérin si supera nascendo nuovamente e portando sotto i riflettori Dolche, il frutto della sua ultima ricerca di un’anima musicale pronta a cancellare i limiti che spesso la società impone nella vita come nella cultura: “Nella società ci affanniamo tanto a sottolineare le distinzioni di razza, di genere o di religione che siano. Invece nella musica io sento l’assoluta possibilità di essere liberi e creativi – sottolinea l’artista valdostana -; tutto mi ispira, sono una divoratrice di musica e di suoni, ma poi alcune armonie si compongono autonomamente nella mia testa e vengono da autori e mondi e tradizioni musicali completamente diverse eppure unite”.

Lo stile della cantautrice, un po’ intimistico e molto mistico, rivive nelle sue influenze e nella sua capacità di non dimenticarsi mai delle sue radici, pur essendo la più giramondo degli artisti regionali: “Se devo tornare indietro con la memoria e pensare alla mia prima fonte di ispirazione allora bisogna parlare delle bellissime armonie che scoprivo nei canti del coro della mia piccola parrocchia e della musica classica che usciva dal giradischi di casa”.

Ora a New York l’artista lavora al mixaggio del primo album di Dolche, il suo nuovo alter ego, una nuova visione del fare musica e del creare non un prodotto, ma una filosofia e una visione di arte molto personale, partendo sempre dalle proprie radici: “Le mie radici e la mia storia sono presenti, in me, ora più che mai. Dolche è un mix di tutto: di Christine e di Naïf, in sostanza siamo la somma delle nostre esperienze e delle varie vite che si vivono durante una vita. Io non rinnego nulla del mio passato, anzi, sono quella che sono grazie a tutto quello che mi ha portato fin qui. Questa è solo una bellissima e naturale evoluzione”.

E l’evoluzione è la luce che guida Dolche alla scoperta non solo del mondo esterno, ma anche della sua condizione intimistica, attraverso un viaggio che durerà diversi album, ma che è solo all’inizio. Evoluzione è anche il nome che ha ispirato fortemente il progetto parallelo che Christine sta portando avanti attraverso la sua casa discografica indipendente: “Non a caso la casa di produzione indipendente, fondata per produrre il mio nuovo album, e se tutto va bene in futuro anche il lavoro di altri musicisti, si chiama Crisalide Records, come l’involucro che contiene la futura farfalla e la protegge durante l’evoluzione”.

La vita di Dolche a New York ha insegnato alla cantautrice l’orgoglio per le differenze che arricchiscono e che mai privano, ma soprattutto l’ha riportata alla scoperta di cosa rappresenta per lei la Valle d’Aosta, nonostante ora sia molto distante in termini fisici: “New York è una fucina di stimoli e creatività. Ho composto qui gran parte del mio nuovo album e mi trovo di nuovo qui ora per il mixing e mastering. Qui ho imparato che bisogna essere sicuri e orgogliosi di sé stessi, chiunque si sia. Quello che sei è la tua potenza. Questo è stato importante per me che spesso, in Italia, mi sono sentita incompresa, non convenzionale e quindi sbagliata. Qui ho imparato a star dritta con la schiena e a tornare a casa con amore e senza più incertezze”.

In particolare Dolche ha fatto scaturire in Christine la riscoperta di un rito storico e molto emblematico come la Bataille des Reines che l’artista porta in scena a modo suo: “Nella mia infanzia passata nel silenzio delle montagne a correre liberi, con mio fratello Patrick, tra rocce e sentieri ripidi, l’evento più maestoso ed emozionante erano la désarpa e, poi, la bataille. Queste mucche bellissime sembravano divinità, anzi, lo erano e lo sono ancora. La nostra terra per secoli si è sostenuta grazie all’agricoltura e all’allevamento in simbiosi con l’ambiente, la mia stessa famiglia in passato ha allevato animali e tutt’oggi mio padre cura con amore i campi”.

La sensibilità ai temi ambientali è stato sempre un tratto distintivo nel lavoro di Dolche prima di Dolche, ovvero di Christine e Naïf, soprattutto per il sentimento di grande simbiosi con la natura: “Le risorse naturali sono a tutti gli effetti una forza che ci consente di vivere e che dobbiamo conoscere e rispettare con gratitudine. Io ricordo l’amore per le nostre Reine. Ricordo, e vedo ancora oggi, quando mi reco in Valle, uomini grandi e grossi abbracciarle commossi e grati. Questo si è inciso nella mia mente di bambina, creando un senso di rispetto profondo per la natura e per le risorse che generosamente ci offre. Non posso concepire, invece, lo spreco e lo sfruttamento intensivo che negli ultimi decenni hanno ammalato il nostro pianeta e sterminato, invano, milioni di animali. In Valle abbiamo ancora la fortuna di conoscere e celebrare la natura. Dare valore alle piccole cose. Questo è magico”.

Per marcare in maniera ancora più convinta e fiera il suo attaccamento a questo tipo di tradizione e di dimensione rurale, la cantautrice ha intrapreso un progetto artistico molto particolare, che la vede in scena con un copricapo molto riconoscibile per il pubblico valdostano: “ Ho deciso di indossare con fierezza le corna delle mucche, ci tengo a sottolineare che sono riprodotte artificialmente e senza far male a nessun animale, e delle corone, che si ispirano a quelle che noi conosciamo bene, e che evolvono in mille forme diverse. Da qui è nato un lavoro artistico entusiasmante con la bravissima designer Beata Bojda che ha colto il mio immaginario di bambina e lo ha trasformato in bellissime creazioni”.

Nel percorso che ha poi sancito la nascita di Dolche tutto si è svolto in maniera naturale e indipendente sotto il segno dell’amore, dell’amore per una società che sa fare delle differenze le proprie ricchezze e sa apprezzare le evoluzioni personali e culturali e accettarle senza paura, ma con curiosità: “Quello che ho desiderato fare con attenzione è stato raccontare con amore, a chi da sempre mi segue e ama la mia musica, tutto questo cambiamento e il duro e lungo lavoro che ha portato a realizzarlo, mi sto mettendo a nudo davanti ai sostenitori di una vita. La sorpresa più grande è arrivata proprio da questi ultimi che mi hanno inondata di messaggi di incoraggiamento e affetto accogliendo Dolche con grandissimo entusiasmo”.

Dolche è appena nata e il suo percorso è solo all’inizio.

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