Puntuali all’appuntamento con la musica, come vuole il loro nome, e crudi, veri, quasi nudi nell’esporsi, come il titolo del loro primo album di inediti, Raw, i 19 O’Clock si presentano al pubblico finalmente componendo e non solo interpretando.
Il duo acustico 19 O’Clock è un sodalizio artistico e sentimentale, composto da Jean-Paul Agnesod, chitarrista, compositore e insegnante di musica e da Antonella Berlier, che non vuole definirsi cantante, ma sicuramente “innamorata della musica”.
Agnesod, chitarrista, compositore e insegnante di musica, ha imbracciato da giovanissimo la chitarra, diplomandosi all’Istituto musicale di Aosta e perfezionandosi alla Guitar Accademy, alla ST Lizard Accademy e alla Sanremo Accademy; è lui il motore musicale del duo, dalle sue passate esperienze arrivano i riff, quelle frasi musicali che si adagiano sui testi scritti da Antonella: “Il nostro progetto nasce circa 4 anni fa, quando ci siamo conosciuti – racconta la Berlier -; inizialmente arrangiavamo per chitarra acustica e voce altri brani, quindi il nostro era un repertorio di cover, ma progressivamente ci siamo resi conto che durante questo periodo avevamo prodotto del materiale sparso qui e lì ed era venuto il momento di metterlo insieme”.
In un momento storico che ha insegnato a tutti l’arte del “rallentare”, Jean-Paul e Antonella riescono a trovare quel tempo che sembrava non esserci mai per riordinare melodie, ritmi e parole: “Era da tempo che volevamo creare qualcosa di nostro, che andasse oltre l’interpretazione di brani altrui. Io mi sono resa conto di avere molto materiale che mi appuntavo su fogli, sul telefono, perché non perdessi di vista i pensieri, mentre Jean-Paul spesso aveva delle intuizioni musicali notevoli che cercava di non lasciar scappare”.
Nasce così, grazie al ritmo più lento del lockdown autunnale, il loro primo album Raw: 13 tracce, tanti stili senza confini, ma con dei ponti che si creano man mano che ci si addentra nell’ascolto. Il duo mantiene una radice blues molto forte, ma si spinge a esplorare terreni che circolano come orbite intorno alla voce di Antonella: “Non riusciamo a identificarci in maniera netta con uno stile. Diciamo che siamo molto legato al blues e da lì cerchiamo di partire per altre strade, percorsi che già in passato abbiamo sperimentato come lo swing o la musica celtica che ci piace davvero molto. Questo album rispecchia i generi che ci piacciono, da cui possiamo prendere qualcosa”.
Oltre a prendere, così, i 19 O’Clock restituiscono al loro pubblico una dimensione di ascolto varia e accurata, come per la canzone da cui è stato tratto il primo videoclip: Faraway from Life, nata da un vecchio brano di Agnesod (Tapping over the Sea n.d.r.), all’epoca suonato con la tecnica del tapping, ma rivisto con la chitarra acustica per adattarsi alla voce di Antonella che guida in un viaggio quasi etereo, lontano dalla vita, appunto. La canzone prende per mano l’ascoltatore portandolo al di sopra del mondo, sulla Via Lattea, una prospettiva diversa da cui vedere e capire cosa succede sulla Terra.
Alla traccia Faraway from Life si alternano produzioni più smaccatamente blues, dove la voce di Antonella sa farsi graffiante sulle “schitarrate” di Jean-Paul, come in This Morning o più tendenti alla Celtic music, come Beyond The Haze.
Permettere a chi ascolta di immergersi in una dimensione del tutto soggettiva e personale è uno degli obiettivi del duo, che sottolinea come l’importanza di poter spaziare tra i generi e non rimanere impigliati nelle etichette sia la vera fortuna del loro progetto, nonostante l’amore per le cover non sia qualcosa di passeggero: “Nonostante stiamo già cercando ispirazioni per un secondo album di inediti – spiega Antonella -, non abbandoneremo il terreno delle cover, perché è qualcosa che ci piace e che ci entusiasma: cercare di riadattare una musica per un duo acustico è un esercizio che ci sprona e ci serve”.