Un percorso che ha dell’incredibile e una storia tutta italiana di dedizione, passione ed eccellenza. Giorgetto Giugiaro è difficile da spiegare, ma altrettanto appassionante da scoprire: inizia il suo percorso artistico nella bottega familiare a Garessio, in provincia di Cuneo, quasi al confine con la Liguria, immerso nella cultura artistica fin da piccolo (il nonno e il padre sono entrambi modesti pittori, ndr). Muove i primi passi come pittore ed è così che ha l’occasione di incontrare Eugenio Colmo, detto Golia, uno storico illustratore torinese che decide di portarlo nella città sabauda, per aiutarlo nel suo percorso artistico.
Adolescente, Giugiaro a Torino seguirà contemporaneamente il percorso da pittore e le scuole tecniche serali, desiderata del padre e vera chiave di svolta della sua vita. Dopo la formazione entra in Fiat come illustratore di dettagli per macchine, ruolo che però gli sta stretto poiché non lascia spazio alla creatività, per questo dopo anni passa alla Carrozzeria Bertone, casa che permette di creare oltre che progettare per grandi case automobilistiche. Così, dopo alcuni cambiamenti sempre nel settore automobilistico, crea il sodalizio che durerà una vita intera con l’ingegnere Aldo Mantovani, tandem che permetterà loro un equilibrio unico nel panorama del design italiano. Mentre Giugiaro mette al servizio del sodalizio la sua creatività, sarà Mantovani a mettere a terra tutte le sue idee e i suoi voli creativi.
Grazie al doppio percorso tra botteghe artistico artigiane e studi tecnici, il giovane cuneese non dimenticherà mai che l’arte non può correre libera, da sola, sempre, ma che diventa efficace e prodigiosa solo se unita alla funzionalità. Questi e tanti altri spunti sono offerti dalla mostra, delineando un fil rouge imprescindibile tra Giorgetto Giugiaro e il genio dei geni italiani: Leonardo Da Vinci. Come il genio rinascimentale, anche il designer inizia un percorso nelle botteghe artistiche, ma crederà sempre nell’arte funzionale alla praticità e al bisogno di rendere gli oggetti belli, ma anche utili.
La mostra
La mostra visitabile al Castello Gamba di Châtillon fino al 26 settembre, a cura di Alessandro Vezzosi, nasce proprio da un duplice studio sulle correlazioni tra Giugiaro e Da Vinci: per evidenziare a ritroso le affinità (e le differenze) tra i due metodi, in ambiti spesso dimenticati; e viceversa per riconsiderare, a distanza di oltre cinque secoli, le corrispondenze di definizioni e progetti di Leonardo “designer” con la vita creativa di Giugiaro che qui si presenta con le sue origini di pittore e come artista – designer protagonista tra XX secolo e inizi del terzo millennio.
Approfondire la conoscenza dell’opera e della personalità di Giugiaro consente di distinguere e comprendere meglio il senso moderno del Design come Arte e l’impressionante attualità di Leonardo. Il Gamba svela, all’ingresso del museo, un modellino della sfera di Leonardo, rivisto e costruito in scala da Giugiaro, altro segno del legame tra i due: l’uomo deve essere posto al centro di tutto e tutto dev’essere funzionale per l’essere umano. Così questa sfera, progettata dal grande Da Vinci, permetteva, attraverso un sistema di bulloni, di resistere al lancio da una montagna, di prendere il volo e di far sì che l’uomo al centro rimanesse sempre fermo, mentre a girare erano solo le sfere intorno.
La visita prosegue nelle sale dedicate alle mostre temporanee: questa volta le opere del Castello non dialogano con l’esposizione che ospita, ma va sottolineato come il Baron Gamba si riconfermi una delle poche sedi valdostane assolutamente adatte per questo tipo di expo. Le sue sale e la sua conformazione permettono alle mostre più diverse di trovare qui un luogo ospitale che mai entra in conflitto con il percorso di un’esposizione temporanea, ma che anzi accoglie e lascia ampio spazio quasi vergine a qualsiasi tipo di lavoro.
Nel sottotetto del Castello si ripercorre la prima fase della vita di Giugiaro, quella più sconosciuta: qui si ammirano le varie tecniche pittoriche del futuro designer, la sua minuziosa cura per lo studio, ma anche una certa tendenza all’avanguardia e ai tratti futuristici.
Al piano di mezzo un grande quadro, a opera del Giugiaro, ritrae la famiglia al completo, mentre diversi filmati illustrano anche la sua attività come restauratore (famoso il restauro dell’etrusco Sarcofago degli Sposi, ndr).
Le creazioni però più celebri di colui che ha vinto 2 compassi d’oro e che nel 1999 verrà incoronato come Car Designer del secolo si trovano alla sala principale dedicata alle mostre temporanee, qui trovano spazio anche i progetti meno conosciuti e, per questo, anche più curiosi: dalle Marille, la pasta che Voiello commissionò nel 1983 alla macchina da cucire, esempio straordinario di come l’occhio attento del designer sapesse cogliere e trasformare l’arte in funzionalità. Sembra che la macchina da cucire sia nata da un’intuizione di Giugiaro che, notando le difficoltà della madre nel cucire, apportò sostanziali modifiche strutturali allo strumento.
Palloni da basket, macchine fotografiche, poltrone e anche orologi, non esiste utensile o oggetto di design a cui Giugiaro non abbia strizzato l’occhio, diventando un punto di riferimento del design e della genialità italiana, ma il suo talento viene ricordato soprattutto in ambito automobilistico e il Baron Gamba lo celebra con tanti bozzetti e con la sua Sibylla (una nuova concept car creata insieme alla Envision, un’azienda cinese di energie rinnovabili, ndr.), che fa bella mostra di sé nel giardino del Castello, nella fontana, come sospesa nel tempo e nello spazio, vicina all’altrettanto geniale ponte salvifico di Leonardo.
Ogni sabato, alle ore 17, sono previste visite guidate alla scoperta della genialità del designer italiano.