“Questo sembra l’applauso finale” dice timidamente Giovanni Allevi appena si presenta nella serata di ieri, giovedì 10 ottobre, sul palco del Teatro Splendor, accolto dal calore del pubblico. Bastano pochi secondi per capire quanto è forte la passione per la musica del pianista e compositore marchigiano che, emozionato come se suonasse per la prima volta, apre la tappa valdostana del suo “Piano solo tour” con il brano “Aria”. Il concerto – pré-ouverture della Saison Culturelle – prosegue per quasi un’ora e mezza in un susseguirsi di racconti, brani e applausi, passando da “Qui danza”, ispirato alla filosofia di Hegel ma che rimanda al jazz contemporaneo, a “Kiss me again” nato alla fine della pandemia quando le persone hanno potuto di nuovo baciarsi.
Poi è la volta di “Monolocale 7.30 a.m.” brano scritto quando viveva a Milano in un piccolo appartamento e faceva il cameriere per mantenersi: “Lavoravo, poi tornavo a casa e scrivevo musica, poi tornavo a lavorare. Non vedevo nessuno. Una tristezza” racconta sempre con il sorriso sulle labbra e un’autoironia che non lo abbandona mai. Poi ci sono “Tomorrow”, il domani di Allevi che “è un presente allargato” e “L’idea”, brano nato quando ad una signora caddero alcune mele da un sacchetto e lui pensò “che ritmo fantastico”. Nella scaletta c’è spazio anche per “Japan”, la sua prima composizione scritta a 17 anni, e per brani più drammatici come “Our future”, pezzo che Allevi ha presentato a Glasgow durante la COP26.
Il riferimento alla sofferenza causata dal mieloma multiplo di cui è affetto – che lo costringe a un momento di stretching sul palco – torna più volte nel corso della serata, ma Allevi ribadisce “non potendo più contare sul mio corpo, suonerò con tutta l’anima”. In “No more tears” racconta la grinta di chi non vuole darla a vincere al dolore, poi in “Luna” i ricordi del gatto Bastet per poi passare a “Go with the flow”, “My Angel”, dedicato alla figura dell’angelo custode, “Panic” e “Helena”, per una amica pianista che ha perso l’uso della mano sinistra e poi termina con “Prendimi”.
Allevi chiude il concerto con due bis, prima “Back to life” la sua rinascita, e poi la sua personale rivisitazione del “Te Deum” di Charpentier “un po’ rap e un po’ trap”, poi saluta il pubblico aostano che lo ringrazia con una standing ovation e un lungo applauso.