La Cittadella dei giovani non sembra piacere ai giovani. A dirlo è un’indagine condotta dai Giovani comunisti tra il 10 e il 25 aprile scorso su un campione di 293 ragazzi.
La maggioranza di questi dichiara di averla frequentata di rado, il 54,5%, o di non averla mai frequentata, il 40%. Solo un 5% di intervistati dichiara di frequentarla spesso.
Nata come luogo di aggregazione giovanile, la Cittadella non sembra poi riuscire nella sua mission. Per il 38% dei giovani intervistati la struttura stimola molto poco la partecipazione e per il 28% non la stimola affatto. Negativo anche il giudizio sull’accessibilità: per il 32% la Cittadella è molto poco accessibile e sempre per il 28% non lo è affatto.
Ma cosa manca quindi alla Cittadella per essere apprezzata dai suoi principali destinatari? Secondo gli intervistati manca il coinvolgimento reale dei giovani nell’organizzazione degli eventi, mancano spazi per i gruppi musicali valdostani e manca informazione sugli appuntamenti. Altri aspetti negativi sono legati al fatto che non vengano serviti alcolici al bar e che la struttura chiuda presto, intorno alle 11.00-11.30.
Tra gli aspetti positivi sottolineati compare invece la struttura – bella, nuova, attrezzata, con grandi possibilità – e l’idea di proporre uno spazio per i giovani dove studiare e passare il tempo.
“Avevamo il sentore – spiega Matteo Castello, coordinatore dei Giovani Comunisti – che la Cittadella non stesse andando nella giusta direzione e cosi abbiamo voluto verificare le nostre sensazioni con un questionario che è stato distribuito in diversi posti come il Liceo Scientifico, il Liceo Classico, l’Istituto Magistrale, l’Old Distillery Pub, il Geeko e la Cittadella dei Giovani”
“La situazione è negativa – continua Castello – la Cittadella non viene frequentata anche perché ha adottato una logica paternalista con eventi calati dall’alto senza tenere conto delle aspettative dei giovani e senza coinvolgerli nell’organizzazione. La chiusura della struttura alle 11/1130 e l’assenza di alcolici al bar risponde più ai bisogni di rassicurazione dei genitori. Sono scelte ipocrite perché si sa che i giovani, quando la cittadella chiude, vanno semplicemente da un’altra parte e che servire alcool non vuol dire per forza che i giovani debbano ubriacarsi. Vorremmo che nella struttura si affermasse più un principio di autogestione che non significa anarchia totale”.